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Il segretario provinciale De Dominici commenta i risultati delle elezioni amministrative: bisogna dare maggior visibilità ai candidati del Partito Democratico all’interno delle liste civiche

Spiace che, nel bailamme del post elezioni amministrative, siano passate quasi sotto silenzio le dichiarazioni del segretario provinciale del Partito Democratico, Gian Paolo De Dominici, che prefigurano le strategie del Pd in occasione delle future scadenze elettorali nella nostra provincia.

Dunque: un mese prime delle comunali, De Dominici era andato a una riunione del Circolo Pd di Saluggia e, al termine, aveva dichiarato: «ho partecipato come ospite, il Pd provinciale lascia libera autonomia in campo decisionale ai Circoli periferici». Insomma: fate voi, meno coinvolgete il partito e meglio è.
A Saluggia, come è noto, alle elezioni si sono presentate due liste civiche: “Insieme per la nostra gente” (in continuità con l’Amministrazione uscente, che ha vinto) e “Un’altra Saluggia è possibile”, che ha perso ed entra in Consiglio con quattro membri: il primo è il candidato sindaco sconfitto Emanuele Pedrazzini, la seconda è Sabrina Formica (di cui abbiamo già detto qui), e gli altri due sono i candidati iscritti al Pd: Nicoletta Pozzi e Filippo Stramaccioni, rispettivamente con 88 e 57 preferenze.
Risultato che ha ringalluzzito De Dominici, prontamente precipitatosi ai microfoni per dichiarare che in futuro bisognerà valorizzare meglio la presenza, nelle liste civiche, dei candidati targati Pd, un po’ come ha fatto la Lega Nord in Valsesia: «per molti nostri avversari, pur essendo anche loro in corsa con liste civiche, non c’erano dubbi su quale fosse il partito di appartenenza: a Varallo e a Borgosesia sono andati sul palco con Salvini e hanno vinto. Anche il Pd dovrebbe iniziare a lavorare su quel modello: una più marcata evidenza del Pd e dei nostri candidati nelle liste sarebbe stata maggiormente riconoscibile da parte degli elettori e il risultato forse migliore. Allungare troppo il brodo lo rende insipiente» [forse voleva dire insipido, ndr]. «Chi ha detto che questo civismo sia così premiante?». In futuro «se nelle liste civiche vi saranno candidati iscritti al Pd, condizioneremo la loro presenza a una maggiore visibilità del Partito Democratico in quelle liste».

A quelli che riescono a mettere in pista liste civiche, De Dominici dovrebbe mandare il panettone a Natale e la colomba a Pasqua: perché se non ci fossero le liste civiche, il suo partito – a Saluggia come altrove – non sarebbe nemmeno in grado di mettere insieme una decina di persone da candidare alle elezioni. E’ solo grazie alla presenza di liste civiche che il Pd riesce a mettere qualche tortellino nel brodo: senza quelle, salterebbe direttamente la cena.
Quanto ai tortellini saluggesi (sarà soddisfatto, Pedrazzini, di aver fatto tre mesi di campagna elettorale per poi portare in Consiglio due del Pd…), i voti di Pozzi e Stramaccioni («candidati che il partito ha pubblicamente sostenuto»), sommati, sono 145: risultato che – per il primo partito italiano, al governo del Paese e della Regione – in un paese di 4 mila abitanti non invoglia a stappare lo champagne. Soprattutto tenendo conto del fatto che molti saluggesi hanno votato Pozzi e Stramaccioni perché li conoscono e li apprezzano innanzitutto come persone, non in quanto tesserati al Pd. Comunque: contento De Dominici, contenti tutti.

A proposito: l’anno scorso De Dominici si è candidato sindaco al suo paese, Rossa, a capo di una lista civica. E’ stato sonoramente trombato: i compaesani hanno eletto (60% contro 40) il suo avversario, anch’egli a capo di una lista civica. Ma forse – ci sorge ora il dubbio – solo perché De Dominici non ha dato «più marcata evidenza» e «maggiore visibilità» al fatto che lui è il segretario provinciale del Pd. Altrimenti, sai che plebiscito.   (u.l.)

[nella foto: Gian Paolo De Dominici con il sottosegretario Luigi Bobba]

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