CRESCENTINO. (s.b.) Domenica nella chiesa di San Grisante, parrocchia che segue insieme a San Genuario. Ha svolto la sua missione pastorale a Masserano, Candia Lomellina, Livorno Ferraris e al Santuario della Madonna del Palazzo.
Una grande festa per i 60 anni di sacerdozio di don Emiliano Giolito: questa la risposta delle due comunità parrocchiali che ancora segue, San Grisante e San Genuario, alle quali si sono uniti amici e fedeli crescentinesi a dimostrazione della stima verso l’anziano parroco.
«È un onore per me ricordare il giorno della mia ordinazione» ha esordito don Emiliano, ricordo che risale al 29 giugno 1954 alle 10, proprio l’orario di celebrazione della messa nella parrocchiale di San Grisante, addobbata e preparata per l’evento. Cogliendo l’occasione della festività dei santi Pietro e Paolo ha osservato: «ho cercato di calcare lontanamente le loro orme, la forza e la sensibilità di Pietro, lo studio di Paolo».
Nel corso dell’omelia ha ripercorso il lungo cammino pastorale, 18 anni come vice per scelta, per accumulare esperienza operando in paesi diversi, Masserano, Candia Lomellina, poi Livorno Ferraris e quindi la parrocchia di San Grisante, a cui seguirà San Genuario e per lunghi anni il rettorato della Madonna del Palazzo. «Tante esperienze, in ambiti industriali e agricoli dove la chiesa è vissuta in modo diverso», dai quali ha tratto il comune esempio della laboriosità che ha poi applicato non solo alle divine ma anche alle umane cose, come i lavori di muratura in chiesa, la doratura del coro. Ha ringraziato i presenti e i collaboratori, si è scusato perché «mancanze, errori, limiti, fragilità ci sono per tutti».
All’offertorio una serie di doni ha aperto una nuova parentesi di apprezzamento: fiori, frutta e prodotti degli orti sono importanti perché provengono dalla fatica della sua gente, perché come scrisse in quel lontano ricordino “seminatore di Dio”, parole chiare per chi veniva da una famiglia di contadini, il lento e continuo lavoro di semina, di attenzione alla crescita e forse di qualche frutto da raccogliere.
Aiutato dal diacono Luciano Giorcelli ha indossato il crocefisso donatogli quest’anno dall’arcivescovo padre Enrico Masseroni. Nel 2006 don Emiliano per limiti di età e di salute dette le dimissioni da rettore del santuario, erano trascorsi 35 anni dal conferimento dell’incarico. Padre Masseroni lo nominò canonico onorario della cattedrale di Vercelli; nel 2014 sono stati ultimati i lavori di restauro e nella cerimonia d’inaugurazione ai canonici venne conferito il titolo di monsignore e a titolo di riconoscimento per l’attività svolta questa preziosa croce che riproduce la figura dell’antico crocefisso della cattedrale risalente all’anno 1000.
Al termine della funzione religiosa, dopo che Giovanni Giraudi aveva cantato in suo onore l’Ave Maria di Schubert, i partecipanti si sono ritrovati attorno ad un ricco buffet collocato sui tavoli posizionati nel corridoio centrale della chiesa approntato con leccornie dolci e salate portate dai fedeli; «oggi è una grande festa e non è fuori luogo farla qui, non è mondana bensì di amore e di ringraziamento».
Nella foto: Don Emiliano durante l’omelia.
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