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SALUGGIA – TRINO: Deposito nazionale per le scorie. Ispra – Godio: una falsa disattivazione – Bobba: Ispra prende per il naso

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SALUGGIA – TRINO: Deposito nazionale per le scorie. Ispra – Godio: una falsa disattivazione – Bobba: Ispra prende per il naso
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Ispra tarda a definire i “criteri” e Sogin continua a costruire nuove strutture a Saluggia e a Trino.

SALUGGIA e  TRINO - NUCLEARE Le conseguenze del rinvio, anno dopo anno, dell’individuazione del sito definitivo.

Una legge del 2003 prescriveva che entro il 2008 l’Italia avrebbe dovuto dotarsi di un deposito nazionale in cui trasferire tutto il materiale radioattivo immagazzinato nelle centrali e negli impianti, fra cui – nella nostra zona – quelli di Saluggia e Trino. Ma dieci anni dopo quella legge, non solo non è stato costruito il deposito, ma neppure sono ancora stati resi noti da Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale”) i “criteri” in base ai quali si dovrà scegliere il sito. Intanto Sogin, la società di Stato che gestisce i siti nucleari, in assenza del deposito definitivo continua a costruire depositi “temporanei” nei siti attuali, spendendo decine di milioni di euro e consolidando così la presenza del materiale radioattivo in quei luoghi. A febbraio il Tar del Lazio discuterà il ricorso presentato da Legambiente contro la “finta disattivazione” – così viene definita – portata avanti da Sogin a Saluggia, a Trino e presso gli altri siti nucleari italiani.

Nella foto: Il cantiere del deposito “temporaneo” D2 nell’area Eurex a Saluggia.

Quella che sta facendo Sogin è una falsa disattivazione

L’eredità nucleare a Saluggia e a Trino: si smantellano – molto lentamente – gli impianti ma il materiale radioattivo rimane qui. In assenza del deposito nazionale definitivo – che doveva esser pronto dal 2008 – costruisce, nei siti attuali, depositi “temporanei”… senza scadenza.

Fausto Cognasso e Gian Piero Godio

Nella foto: Fausto Cognasso e Gian Piero Godio (Legambiente)

TRINO. (r.n.) «Sarebbe bello se la disattivazione della centrale nucleare “Enrico Fermi” fosse vera: in realtà è falsa, perché la radioattività rimarrà tutta a Trino in due depositi temporanei senza scadenza, che hanno tanto l’aria di diventare definitivi»: è quanto sostiene Gian Piero Godio, presidente di Legambiente del Vercellese, presentando insieme al trinese Fausto Cognasso il ricorso contro il progetto di disattivazione di Sogin. «Anni fa – spiega Cognasso – avevamo chiesto una mano ai trinesi per raccogliere i fondi per bloccare il progetto di decommissioning come è stato presentato da Sogin. Il ricorso è stato depositato, e per trasparenza verso i nostri concittadini diamo atto che quei soldi sono stati utili per questo. Fra qualche settimana, il 6 febbraio, il Tar del Lazio entrerà nel merito del ricorso. Indipendentemente da come andrà, possiamo dire che i problemi del decommissioning a Trino rimangono, e non si vede la luce alla fi ne del tunnel. Non riusciamo ad interagire con Sogin in un incontro pubblico e il Comune di Trino, i cui candidati a sindaco in campagna elettorale erano propensi a ciò, in questa fase, lo dico senza polemica, non ha ancora convocato una commissione dei cittadini per le verifiche sulla situazione della centrale e non ha dato vita in autunno all’incontro pubblico con Sogin. Come Legambiente stiamo cercando di organizzare a Trino un nuovo incontro, che sarà nel periodo dell’udienza, per parlare del problema del trizio. Non abbiamo ancora i dati 2012, ma il rilascio di trizio (elemento radioattivo) nel 2010 alla “Fermi” fu di 3 miliardi e 600 milioni di bequerel, nel 2011 di 5 miliardi. Vogliamo sapere il perché di questa escalation che avviene anche ad Euratom di Ispra (Varese) e le ricadute socio sanitarie che comporta». Godio torna sulla questione più generale del ritardo nell’individuazione del sito per il deposito nazionale definitivo. «Il deposito nazionale – spiega – stando alla legge doveva essere realizzato entro la fine del 2008. Ebbene: ad oggi non sono ancora nemmeno stati resi noti i criteri in base ai quali andrà individuato il sito per il deposito. Si badi: non siamo contrari alla “disattivazione”, anzi: siamo contro questa disattivazione, falsa, come si evince dal progetto. Una disattivazione che viene fatta in assenza del presupposto cardine, cioè l’esistenza di un deposito nazionale in cui trasferire tutto il materiale radioattivo, lasciando così i siti attuali – fra cui Trino e Saluggia – privi di qualsiasi vincolo radiologico». Aggiunge Godio: «Dal ricorso, che per noi è curato dall’avvocato Crucioli di Genova, non ci aspettiamo miracoli, visto che lo Stato si è fatto leggi ad hoc più volte, ma la ragionevolezza dice che non si devono buttare palate di quattrini per costruire dei depositi temporanei, nei siti attuali, e non quello definitivo nazionale. Siamo quindi fiduciosi che dal punto di vista giuridico ci sia data ragione. La disattivazione praticata da Sogin, inoltre, è anche senza garanzia: durante il suo corso non si deve scaricare radioattività nei fiumi e nell’aria se non nell’1 per cento di quanto permesso per legge, mentre già oggi la “Fermi” continua a scaricare trizio, in una quantità che è tre volte tanto quella delle altre centrali nucleari italiane».

Bobba: «Ispra sta prendendo per il naso me e i sindaci di Saluggia e di Trino».

Luigi Bobba

ROMA. (u.l.) Luigi Bobba, parlamentare ciglianese del Partito Democratico, da tempo incalza il Governo sulla necessità di procedere senza indugio nel percorso per l’individuazione del sito per il Deposito nazionale di stoccaggio del materiale radioattivo, materiale “temporaneamente” immagazzinato nelle strutture di Saluggia, Trino e di altri siti nucleari sul territorio nazionale. Nell’ottobre 2012 Bobba aveva presentato in proposito un’interpellanza urgente, alla quale il Governo aveva risposto affermando che Ispra avrebbe consegnato i criteri di localizzazione del sito unico entro il 31 dicembre 2012. Dopo aver atteso invano per otto mesi, nel settembre 2013 Bobba ha presentato una nuova interrogazione. Nella risposta, il sottosegretario De Vincenti ha assicurato che i criteri sarebbero stati consegnati da Ispra «entro qualche settimana». Ora, a gennaio 2014, dopo aver letto che nel recente incontro con l’Anci (quindi con i sindaci dei “Comuni nucleari”) i rappresentanti di Ispra hanno nuovamente «rassicurato sulla imminente trasmissione ai Ministeri competenti dei criteri tecnici per l’individuazione delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito nazionale», Bobba è sbottato: «Il tutto pare una tipica commedia all’italiana, dove un parlamentare e due sindaci sono stati allegramente presi per il naso da un Istituto pubblico che dovrebbe rispondere a delle precise direttive del Governo. Spero di sbagliarmi, ma la commedia non è ancora finita». Oltre la commedia, la farsa. Il 30 ottobre 2013 (quindi poco più di due mesi fa), in occasione di un’audizione presso le Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati, il rappresentante di Ispra ha dichiarato: «Non appare poi più procrastinabile l’avvio delle procedure per la localizzazione e la realizzazione del Deposito Nazionale». Non risulta che qualche parlamentare si sia alzato a dirgli: «Amico, guarda che se le procedure non sono state avviate è perché il tuo Istituto mena il can per l’aia e non ha ancora trasmesso i criteri ai Ministeri».

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