Saluggia. (r.s.) Piano Regolatore: le valutazioni dell’Arpa sul Rapporto Ambientale per la Variante. «Le altre, per motivi di sicurezza sotto il profilo idraulico è meglio prevederli nell’area sopra il terrazzo fluviale».
Nell’iter per la Variante generale al Piano Regolatore è prevista una fase di consultazione del Comune con le autorità che hanno competenze in materia ambientale. Fra queste c’è l’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), che nei giorni scorsi ha inviato in municipio la propria valutazione del Rapporto Ambientale redatto per la Variante.
La circonvallazione
Per quanto riguarda il tracciato della circonvallazione di Saluggia e Sant’Antonino, Arpa aveva chiesto «un approfondimento circa gli impatti che tale opera avrebbe prodotto sugli ecosistemi naturali (intesi come macchie boscate, lembi di vegetazione, filari, canali ecc…) e il consumo di suolo, poiché, come precisato proprio nel Documento Tecnico Preliminare trasmesso a suo tempo dal Comune, l’opera era “già prevista dal Piano vigente e non è stata realizzata perché ritenuta troppo costosa e impattante sul territorio”». Inoltre chiedeva di «chiarire i diversi impatti causati dal vecchio e dal nuovo tracciato messi a confronto, e di individuare opportune misure di mitigazione e di compensazione per sottrazione di territorio agricolo». Ebbene: nel Rapporto Ambientale della Variante «questi aspetti non sono stati sufficientemente approfonditi». Inoltre Arpa evidenzia che «non essendo certa la realizzazione della circonvallazione, visto che non dipende unicamente dalle intenzioni espresse dal Comune, la strada rischia di rimanere solo un segno grafico che viene pero’ utilizzato dalla presente variante per individuare aree “intercluse” tra l’abitato e la circonvallazione ove localizzare interventi di nuovo impianto». Quindi «sarebbe opportuno, fintanto che l’infrastruttura non sarà realizzata delimitando uno spazio realmente intercluso, vincolare tali aree alla non edificabilità».
Le nuove aree produttive
In merito all’individuazione di nuove aree con destinazione d’uso produttiva e artigianale nell’area compresa tra la ferrovia Torino-Milano e la strada provinciale nel tratto tra Saluggia e Sant’Antonino, già nella precedente relazione Arpa aveva chiesto che «il Comune indicasse si vi erano già attività interessate all’insediamento al fine di giustificare tale iniziativa». Richiesta «motivata anche dal fatto che le aree produttive previste dal Piano vigente non sono state ancora tutte attuate». Ebbene: «Tale richiesta non è stata corrisposta».
Il nucleo di antica formazione
Nel “centro storico”, a Saluggia e a Sant’Antonino, gli isolati possono essere oggetto di interventi estesi all’isolato: sono ammessi anche la sostituzione edilizia, con aumento di superficie utile fino al 20%, e la ristrutturazione urbanistica. La sostituzione edilizia comporta interventi di integrale sostituzione edilizia dell’immobile esistente nei quali la ricostruzione comporta variazione di sagoma e/o di superficie anche con diversa localizzazione nel lotto. Arpa ritiene che «ove sono consentiti interventi di sostituzione e di ristrutturazione edilizia, il Rapporto Ambientale debba meglio caratterizzare gli isolati con una opportuna indagine storica a supporto delle scelte effettuate e degli gli interventi consentiti». Piano, insomma, con la demolizione e ricostruzione.
L’area Sorin
Arpa considera «più opportuno, per motivi di sicurezza sotto il profilo idraulico, che l’ampliamento previsto nella Variante fosse limitato a quei settori di produzione non pericolosi dal punto di vista chimico/biologico, prevedendo per questi un ampliamento in altre zone poco distanti, quali ad esempio l’area attrezzata già prevista dal Piano Territoriale Provinciale »: vale a dire quella lungo la strada per Crescentino, ma sulla sinistra, non verso la Dora bensì sopra il terrazzo fluviale.
Le aree industriali dismesse
Arpa ribadisce «la necessità che le aree industriali dismesse, prima della loro riqualificazione, devono essere sottoposte ad indagini ambientali, e che tali indagini sarebbe opportuno che fossero previste dall’articolato normativo. Nelle Norme del Piano, invece, «non pare vi siano indicazioni in merito».
Terreni agricoli di salvaguardia dell’edificato
Arpa «prende atto favorevolmente dell’individuazione di aree che costituiscono aree di filtro e transizione tra i sistemi insediati ed i territori agricoli, purché venga previsto un vincolo di inedificabilità futura per tali aree, affinché svolgano effettivamente il ruolo di protezione del paesaggio dall’espansione e dalla diffusione urbana».
Le nuove aree residenziali
«Vista la crescita demografica che evidenzia dal 1996 al 2012 una variazione da 4140 a 4183 abitanti residenti, quindi non particolarmente rilevante, e visto l’obiettivo della variante di incentivare il recupero edilizio nel centro storico», secondo Arpa «non paiono sufficientemente giustificati tutti gli interventi a destinazione residenziale previsti; anche perché quello individuato nel Piano vigente «non risulta esaurito». E allora perché prevedere terreni edificabili per case nuove?
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