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Ripartire dai fondamentali

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Ripartire dai fondamentali

Vercelli chiede di avere strade e piazze pulite, aiuole curate, una raccolta differenziata seria, semafori che funzionino, un cimitero ben tenuto, una piscina aperta d’estate. Un programma rivoluzionario, insomma

C’è da sperare che, prima o poi, anche a Vercelli si possa tornare a discutere di “alta” politica cittadina: come fare per attirare nuovi investimenti e in quali settori, come conservare e valorizzare i beni culturali, quale tipo di mobilità favorire, eccetera: tutti temi (“strategici”, direbbe qualcuno) sui quali, nei posti normali, le forze politiche si confrontano fra di loro e con i cittadini prima di ogni tornata di elezioni amministrative.
In questo momento, però, Vercelli non è un posto normale. I vercellesi hanno un problema più grande, direi pre-politico, che esula dalle strategie, dalle tradizionali categorie destra-sinistra e dalle simpatie per quello o quell’altro partito, e che è più pressante e urgente: il problema è che il Comune non funziona.

Il caso del semaforo guasto rimasto lampeggiante per più di due settimane fino al giorno dell’incidente, e il conseguente stucchevole rimpallo di responsabilità tra Comune e Atena, è solo la punta dell’iceberg. E l’iceberg è: il Comune non riesce nemmeno più a fare le cose fondamentali, quelle basic, quelle per cui – per dirla con un’espressione da bar – «i cittadini pagano le tasse».
Al cittadino medio – che si alza la mattina, porta i figli a scuola, va a lavorare (se ha la fortuna di avere un posto di lavoro), va a far la spesa, esce la sera a passeggio, ecc. – interessa poco sapere se è stata Atena a tardare nell’invio del preventivo per la riparazione o se è stato il Comune a tergiversare nell’approvarlo. Al cittadino bisogna garantire semafori funzionanti. E se i semafori non funzionano, la colpa è – a prescindere – del Comune. Poi si potrebbe star qui due ore a disquisire sui rapporti tra Comune e Atena (anche se questa settimana non abbiamo sentito Maura Forte ripetere il mantra «la nostra grande Atena»), e sul fatto che dopo la recente (s)vendita il Comune di Vercelli sia ormai, per l’ex municipalizzata, un cliente come un altro: ma sono discussioni – pur importantissime – da specialisti. Il dato di fatto, per la casalinga di Vercelli – di destra o di sinistra – che esce di casa e deve attraversare la strada, è che il semaforo non funziona.

Ma lasciamo stare i semafori (quello che lampeggia per settimane e quell’altro che fa le multe a tradimento), e guardiamo ad altro. Vercelli è innegabilmente una città sporca. Anzi: «sporca, sporca, sporca». Lo è per la maleducazione di molti cittadini, certo, ma lo è anche e soprattutto perché il Comune – o chi per esso – non riesce a tenerla pulita. E alla casalinga di prima – come al turista, o al viaggiatore occasionale – non puoi andare a raccontare che il servizio è in appalto, e funziona così e colà, o altre menate: la responsabilità di tenere la città pulita è del Comune. E se il Comune – in proprio o mediante terzi – non riesce a tenerla pulita, è colpa sua.

Il verde pubblico, poi, è tenuto malissimo. Conosco personalmente molti vercellesi che, se hanno ospiti da fuori e li portano a visitare la città, si vergognano per lo stato dei parchi e dei giardini, delle aiuole e delle fioriere. Ora: questi non puoi invitarli a una conferenza stampa per spiegare che l’appalto è partito in ritardo ecc.: non gliene frega niente. Non guardano delibere e determine: pagano le tasse, guardano la città e si vergognano per come è (mal)tenuta.

E le piscine, signora mia? Da almeno tre settimane, con questo caldo, tutte le piscine del Vercellese e delle province limitrofe pullulano di bagnanti. C’è gente che sguazza a Santhià, a Cigliano, perfino a Castell’Apertole, L’unico posto in cui – dopo un inverno passato a discutere di piscine, e a decidere di coprire quella scoperta – non c’è una piscina pubblica aperta è Vercelli. La casalinga di prima – e suo marito, e i suoi figli – si lamentano e danno (giustamente) la colpa al Comune. Cosa facciamo, convochiamo una conferenza stampa e spieghiamo come funziona l’appalto? Poi usciamo e ci tiriamo i gavettoni?

L’elenco è ancora lungo, potremmo andare avanti: le piste ciclabili impraticabili, la giungla al cimitero (“di Bigliemme”, come scrive l’assessore preposto), i cantieri infiniti, le code all’anagrafe. Ma la questione, da qualsiasi parte la si guardi, resta la stessa: il Comune di Vercelli, oggettivamente, non è più in grado di fornire i servizi essenziali. Non è più in grado di garantire quell’ordinaria amministrazione e quella minima qualità della vita che una civile città europea di 40-50 mila abitanti dovrebbe offrire ai propri cittadini.

Il problema, oltretutto, è che l’Amministrazione stessa – impegnata soprattutto nell’autopromozione: ricevimenti in sala Giunta, tagli di nastri, strette di mano in favore di fotografi – sembra non rendersene conto. Siamo arrivati al punto che il servizio informazioni di Palazzo Civico posta sui social network le foto di operai che fanno pulizia nell’area Pisu: quello che altrove è attività ordinaria, a Vercelli è una notizia.
Poi c’è il sindaco che sul sito informativo del consigliere Demaria vede le foto della sporcizia sotto il portico di casa Demaria e allora va personalmente con i dirigenti di Atena e un’autobotte sotto casa Demaria: ma siamo ridotti così, alla pulizia on demand? E se uno non si chiama Demaria e non è consigliere comunale e vicedirettore di un sito informativo? Si tiene il marciapiede sporco?
Poi ci sono assessori-supermen che postano le foto di loro stessi che intervengono per raddrizzare un vaso caduto in viale Garibaldi: credendo di esaltare il proprio senso civico, non si accorgono di rappresentare essi stessi l’apologia dell’inefficienza del Comune; perché in un posto normale non è il sindaco, o l’assessore, a dover intervenire personalmente. Se lo fa, è perché – pur in presenza di decine di dipendenti – la macchina comunale evidentemente non funziona. E se non funziona significa che loro non sono capaci di fare il sindaco o l’assessore. Ma forse, per certuni, è un concetto troppo arduo da comprendere, e allora vai su facebook che è meglio.

Ora: se fossimo di fronte a un’Amministrazione neoeletta, potremmo – dovremmo – dire: datele tempo. Ma dopo tre anni, il tempo è scaduto: se la macchina comunale non funziona – ed è ormai chiaro che non funziona – la responsabilità è tutta e solo degli amministratori comunali. Non dei dirigenti superpagati o dell’ex municipalizzata: è di chi, in questa incredibile situazione, di fronte a questo disastro, continua a mantenere al loro posto i dirigenti (che si credono intoccabili) e i rappresentanti del Comune nell’ex municipalizzata.

Chi, fra meno di due anni, da destra o da sinistra, subentrerà a Maura Forte e alla sua Giunta, sa già fin d’ora cosa dovrà fare nei primi cento giorni: resettare e far ripartire la macchina comunale, e ridefinire – anche a brutto muso – i rapporti con Atena, affinché Vercelli torni ad essere una città normale. Prima di fare ampollosi discorsi sulle strategie future della città, c’è un’emergenza: farla funzionare, a partire dalle cose essenziali. Ripartire dai fondamentali: avere strade e piazze pulite, aiuole curate, una raccolta differenziata seria, semafori che funzionino, un cimitero ben tenuto, una sorveglianza che scoraggi il microteppismo, una piscina aperta d’estate. Tutte cose che la casalinga di cui sopra si aspetta da un Comune. Tutte cose che purtroppo l’Amministrazione Forte – per debolezza o per incapacità – non è stata in grado di fare.

Umberto Lorini
direttore@lagazzetta.info

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