ANALISI TATTICA. Gli avversari della Pro piazzano un centrocampista in marcatura su Vives neutralizzando così sul nascere qualsiasi schema. Ma Grassadonia non riesce a trovare alternative
Se c’è una cosa che abbiamo capito tutti – e, prima di noi, l’hanno capita gli allenatori delle squadre di Serie B – è come bloccare sul nascere il gioco della Pro Vercelli. Quando il portiere Nobile ha la palla basta piazzare un centrocampista in marcatura fissa su Vives, e il gioco è fatto (cioè: il gioco la Pro non lo fa più). I tre della difesa – Jidayi, Legati, Konate o, come oggi, Bruno – avanzano palla al piede, se la passano un po’ tra loro (o talvolta, rischiando molto, la ridanno indietro al portiere), gesticolano sperando che qualche compagno riesca a smarcarsi ma, non potendo far riferimento su Vives, non sanno cosa fare. Siccome né Altobelli né Firenze sono uomini adusi a tornare a prender palla dietro la linea di mezzo per impostare l’azione, l’unica possibilità che hanno i tre là dietro è quella di cercare gli esterni. Ma è uno schema – oltre che obbligato – fin troppo prevedibile, e se gli esterni avversari sono un po’ svegli bloccano la manovra sul nascere: oggi la novità Ghiglione è andato via un paio di volte, capitan Mammarella ha tentato qualche discesa, poi Tesser ha preso le contromisure e buonanotte.
Questo è il dato da cui partire, peggiorato dal fatto che proprio Vives – a causa di un infortunio – non ha potuto svolgere la preparazione estiva come avrebbe voluto: lui prova a supplire con l’esperienza, ma a 37 anni non riuscire a fare bene il precampionato è un handicap pesante.
Che spegnere il “faro” Vives sia stata la principale mossa vincente delle squadre che finora hanno affrontato la Pro è confermato – se ce ne fosse bisogno – dal fatto che, nelle partite di campionato fin qui disputate, l’unico quarto d’ora in cui la Pro ha messo in difficoltà gli avversari è stato il finale della gara di Ascoli, quando Castiglia – più fresco e più mobile – è subentrato a Vives e ha fatto saltare, purtroppo non abbastanza da cambiare il risultato, gli schemi dei bianconeri.
Ora: siccome questa cosa l’abbiamo capita tutti (e Boscaglia, mister del Brescia prossimo avversario delle Bianche Casacche, non è uno stupido), bisognerebbe trovare qualche alternativa, e possibilmente in fretta. Schierare un 3-5-2 e vedersi costantemente surclassare a centrocampo, anche da avversari non propriamente extraterrestri, è un paradosso. Inutile discutere se sia meglio Raicevic, o Polidori, o Morra o Rovini: se si va avanti come oggi – sperando che nasca qualcosa dagli sviluppi di qualche corner o da qualche calcio di punizione, perché dalle azioni nisba – di palle giocabili agli attaccanti continueranno ad arrivarne davvero poche. Che i tiri nello specchio della porta si contino sulle dita di una mano (e che in 270 minuti l’unico gol sia stato segnato su rigore) non è un caso.
[nella foto: l’allenatore Grassadonia indica il numero di partite perse dall’inizio del campionato]
1 Commento
Sono pienamente d’accordo con la disamina del direttore, e la ritengo fra le più chiare di tutte quelle ascoltate e lette in questi giorni. Inoltre, la FOTO di Grassadonia è veramente eloquente: un capolavoro.