Una rilettura del celebre testo di Ibsen sui ruoli dell’uomo e della donna nel matrimonio: scritto nell’Ottocento e tuttora attuale. Conferenza mercoledì, spettacolo venerdì sera
VERCELLI. Casa di bambola, tratto dal celebre testo di Henrik Ibsen, è lo spettacolo che sarà rappresentato venerdì 16 marzo al Teatro Civico, messo in scena dall’Associazione Teatrale Pistoiese; l’adattamento e la regia sono di Roberto Valerio, che è anche uno degli interpreti insieme a Valentina Sperlì, Michele Nani, Massimo Grigò e Carlotta Viscovo.
Lo spettacolo è una critica pungente sui tradizionali ruoli dell’uomo e della donna nell’ambito del matrimonio. Il testo è stato scritto in epoca vittoriana, ma i contenuti del dramma si confermano straordinariamente attuali. Ibsen così scrisse nei suoi primi appunti per la commedia: «Ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze, una in un uomo e un’altra completamente differente in una donna. L’una non può comprendere l’altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo».
Madre di tre figli piccoli, Nora è sposata da otto anni con l’avvocato Torvald Helmer, che la considera alla stregua di un grazioso animale domestico. La donna sembra felice in questa sua gabbia familiare, ma i due sono entrambi vittime della loro incapacità di comunicare realmente, entrambi intrappolati in ruoli che si sono vicendevolmente assegnati: lei consapevolmente confusa, lui ignaro e sentimentalmente analfabeta. Alberga in Nora la consapevolezza repressa di essere stata costretta dal padre e dal marito a vivere nel sortilegio dell’infantilismo e dell’inettitudine. E come lei ci ritroviamo in bilico, tra presa di coscienza e brama di ribellione.
Il dramma di Nora è quello di una donna costretta a vivere in una società a cui non sente di appartenere perché la considera una mera bambola. La sua vicenda non è soltanto una polemica sulla condizione femminile del XIX secolo, ma rappresenta anche una testimonianza dell’insopprimibile anelito alla libertà e all’esaltazione della vita. Nora afferma di non capire queste leggi e di non riuscire a convincersi che siano giuste, poiché non è disposta a rinunciare a vivere. Tutte le leggi che le proibiscono di amare ed essere felice sono per lei solo parole scritte in qualche libro che rimangono tali. Prima di tutto, Nora vuole vivere pienamente e realizzarsi come persona, badando a sé stessa autonomamente senza essere mai più la bambola di qualche bambino viziato. «Credo di essere prima di tutto una creatura umana, come te… o meglio, voglio tentare di divenirlo».
Quando nel 1879 Casa di bambola fu rappresentato per la prima volta, suscitò scandalo e polemica ovunque per la sua lettura come esempio di un femminismo estremo; tanto che in Germania Ibsen fu addirittura costretto a trovargli un nuovo finale. Ma il dramma resta opera di una grande e complessa modernità. Partendo da una nuova e attenta rilettura di questo grande classico di fine ‘800 per opera di Roberto Valerio, si approda ad uno spettacolo dove il centro è “il dramma nudo”, spogliato di bellurie ottocentesche e convenzioni borghesi.
Biglietti: al botteghino del teatro, in via Monte di Pietà (mercoledì dalle 18 alle 20, venerdì dalle 18 alle 21), oppure in prevendita sul sito www.vivaticket.it.
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In occasione dello spettacolo, mercoledì 14 marzo alle 18 al Museo Borgogna si terrà una conferenza sul tema “La violenza sulle donne”: a partire dalla figura di Antonio Borgogna e da alcuni quadri della sua collezione, le studiose e docenti dell’UPO Gabriella Silvestrini (Storia del pensiero politico) e Carlotta Cossutta (Filosofia Politica) si soffermeranno sui modi diversi di intendere e incarnare la soggettività femminile.
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