SALUGGIA (r.s.) Al convegno organizzato dal sindacato nel febbraio 2012 a Vercelli. «Le istituzioni possono utilizzare i fondi delle “compensazioni nucleari”».
«Pianificare un grande sforzo di politica industriale e ambientale sul territorio di Saluggia, con la messa a disposizione di un’area industriale appositamente attrezzata per la rilocalizzazione del complesso Sorin»: era questa la proposta della Cgil vercellese, formulata dalla responsabile ambiente del sindacato, Maria Grazia Camellini, nel corso del convegno “Piemonte post nucleare” tenutosi alla Camera di Commercio di Vercelli il 24 febbraio 2012.
«A fronte delle varie crisi produttive succedutesi negli anni – ha affermato Camellini -, il complesso Sorin rappresenta oggi lo stabilimento industriale più grande esistente nella provincia di Vercelli. Non è solo un luogo che garantisce reddito a oltre 1500 persone, tra cui una presenza femminile altamente specializzata come da nessun’altra parte; il complesso Sorin opera in un settore strategico come quello biomedicale, investe molte risorse in attività di ricerca avanzata e, collocando i suoi prodotti all’avanguardia sul mercato, è in grado di competere con la concorrenza internazionale».
«Per un Paese come il nostro, che continua ad inseguire il mito della competitività senza mai raggiungerlo, anche perché da anni manca la capacità di una seria politica di programmazione industriale, non è poca cosa. In sintesi, questo insieme di imprese crediamo assuma un significato importante per tutti, non solo nel Vercellese ma nell’intero Piemonte; in ogni caso il significato ce l’ha per noi, che facciamo per mestiere il sindacato dei lavoratori».
«Il particolare frazionamento e collocazione del complesso, con i depositi nucleari Enea-Eurex a poche centinaia di metri di distanza, la prossimità anche maggiore con l’Avogadro, i limiti all’ampliamento derivanti dalle fasce di esondazione della Dora e dal Parco del Po, ci porta a ritenere che siano altrettanti elementi di criticità difficilmente risolvibili senza interventi mirati. Per tali ragioni sull’insieme di quell’area il concetto di “lavoro sostenibile” assume un’importanza e un significato particolari, che potrebbero diventare addirittura emblematici, se si riuscisse a consolidare, sviluppare e ottimizzare il lavoro esistente, accanto all’azione di bonifica radicale di un luogo dal delicatissimo equilibrio idrogeologico che ha finora subito violenze inaudite».
«Noi crediamo che per questo valga la pena di lanciare un nostro progetto a tutti i soggetti interessati, chiedendo la loro adesione e il loro sostegno, a partire da chi sull’area di Saluggia opera quotidianamente, fino a tutte le Istituzioni: dal Comune agli altri Comuni vicini, alla Provincia di Vercelli, alla Regione Piemonte, fino al Parlamento, ai partiti politici e alle associazioni ambientaliste». «La nostra proposta – concludeva Camellini – è quella di pianificare un grande sforzo di politica industriale e ambientale sul territorio di Saluggia. Un piano che preveda la messa a disposizione, sul territorio comunale di Saluggia, di un’area industriale appositamente attrezzata per la rilocalizzazione del complesso Sorin. Rilocalizzazione ai cui oneri partecipino le Istituzioni locali, particolarmente la Regione ma soprattutto il Comune e la Provincia, utilizzando per questo anche i fondi di compensazione della legge 368».
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