Venerdì sera al Teatro Civico di Vercelli, sotto la direzione di Guido Rimonda
VERCELLI. Nelle Vite di Haydn, Mozart e Metastasio pubblicate nel 1815, Stendhal racconta che nel 1791 un uomo si presentò alla sua porta di casa Mozart a Vienna nel cuore della notte con una maschera come quelle di carnevale, un mantello scuro, aria lugubre e una sacca contenente danari, e incaricò il musicista – malato e caduto in miseria – di comporre in quattro settimane una messa da requiem, dietro compenso di cinquanta ducati. Sempre secondo Stendhal, Mozart tentò invano di scoprire chi fosse il misterioso committente. Quando le forze cominciarono a mancargli per il duro lavoro e si rese conto di non riuscire ad identificare l’uomo, il compositore austriaco si convinse che il committente fosse un emissario dell’aldilà che lo avesse incaricato in realtà di scrivere la messa da Requiem per se stesso. Inoltre, allo scadere delle quattro settimane l’uomo si presentò per ritirare la composizione, che però Mozart non aveva ancora completato. Così, nonostante i sospetti del musicista, gli offrì altri cinquanta ducati e altre quattro settimane di tempo: inutili, poiché Mozart morirà – il 5 dicembre di quell’anno – lasciando l’opera incompiuta. A ultimare l’opera furono alcuni suoi allievi e assistenti come Franz Xaver Süssmayr, Franz Jacob Freystadtler e Joseph Eybler, radunati dalla moglie di Mozart, Constanze, che evidentemente temeva di dover restituire la somma già intascata se avesse consegnato un’ opera incompiuta.
In realtà, secondo gli studi dello storico Piero Melograni, l’uomo misterioso era quasi certamente Johann Puchberg, commerciante e abituale creditore del maestro, che gli commissionò il Requiem su incarico del conte Franz Xaver Walsegg-Stuppach. La somma pattuita era molto alta, quasi pari a quella ricevuta per Le nozze di Figaro. Mozart sapeva che il committente avrebbe spacciato per propria la composizione, in una sorta di estremo omaggio alla moglie appena scomparsa, ma non poté rifiutarsi perché debitore verso Puchberg di una somma notevolmente più alta.
Comunque sia, il Requiem in re minore per soli, coro e orchestra K 626 verrà eseguito la sera di venerdì 23 marzo al Teatro Civico di Vercelli: non a caso in pieno periodo quaresimale, a ridosso della Settimana Santa. La Camerata Ducale diretta da Guido Rimonda sarà affiancata da due formazioni corali: il coro dell’Accademia Stefano Tempia di Torino e la Corale Roberto Goitre, diretti rispettivamente da Francesco Cavaliere e Corrado Margutti. I solisti saranno Francesca Lombardi Mazzulli soprano, Romina Tomasoni mezzosoprano, Riccardo Mancinelli tenore, Federico Sacchi basso.
Difficile restare impassibili, fin dall’iniziale sillabare delle voci, in un re minore che ha il colore della cenere, poi dinanzi alla Fuga sul Kyrie dal cartesiano aspetto, fino al commovente Lacrimosa col quale Mozart prese commiato dalla vita. Lasciando questo mondo poco più del trentenne, dopo averci regalato un ultimo capolavoro dagli inarrivabili contenuti espressivi, in quello stesso 1791 che aveva visto la nascita de Il Flauto magico, de La clemenza di Tito e del sublime Ave Verum.
I biglietti (da 10 a 25 €; riduzioni per over 65, Cral, i nati dal 1997, soci Novacoop) sono in vendita sul sito www.viottifestival.it oppure telefonando allo 011755791, e potranno essere ritirati al box office del teatro la sera del concerto, dalle 20 in poi.
[nel fotogramma dal film Amadeus di Miloš Forman (1984): Mozart sul letto di morte compone il Requiem]
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