FONTANETTO PO. (r.c.) Tagliato il cancello del cimitero, forzata la porta della cappella di famiglia, distrutto il loculo e aperta la bara a colpi d’ascia. Il feretro violato è quello di un uomo morto nel 1981 all’età di 86 anni.
Un grave avvenimento ha turbato la comunità cittadina domenica 23 febbraio: nella mattinata la signora Piera Risoli si è recata al cimitero ed ha scoperto che una tomba, all’interno di una cappella di famiglia, era stata profanata. Immediatamente la notizia è giunta al sindaco Riccardo Vallino che ha avvertito i carabinieri. Giunti sul posto, gli uomini dell’Arma hanno constatato che nottetempo qualcuno aveva tagliato con delle cesoie il cancello del cimitero posto sul lato della provinciale 31 bis, poi – scassinando la serratura – era entrato in una cappella di famiglia lì vicino e quindi, dopo aver aperto un loculo, aveva estratto la bara e sferrato alcuni colpi d’accetta sulla cassa di legno e su quella, interna, di zinco, fino ad aprirla.
La bara è quella di Carlo Negro, un uomo morto nel 1981 all’età di 86 anni. Gli inquirenti hanno convocato l’unico parente del defunto, il nipote Giancarlo Frà, mentre la scientifica avviava i rilievi e raccoglieva le impronte; interpellata anche l’agenzia di onoranze funebri per collocare la bara nella piccola camera mortuaria. «Il sospetto – spiega il sindaco – è che siano stati disturbati: hanno infatti lasciato la tronchese e l’ascia nella tomba, che è la più vicina al cancello, la più comoda da raggiungere ». I resti di Carlo Negro sono stati nuovamente tumulati nella stessa giornata di domenica.
Quali i motivi del gesto? Non è stato rubato nulla, anche perché nulla di valore era contenuto nella tomba, resta certo il vilipendio; Vallino non propende per uno scherzo macabro: «erano molto organizzati». Ha parole commosse per la persona oltraggiata, «un uomo tranquillo, che non ha mai fatto del male a nessuno nella vita», e si scaglia con la veemenza che gli è propria contro chi lo ha colpito: «peggio di loro solo i pedofili, queste sono persone malate». Adesso la comunità cercherà di riprendersi e capire chi e perché è avvenuto un fatto così grave, «mi auguro che le indagini giungano a trovare qualcosa».
Nella foto: La bara estratta dal loculo e lasciata sul pavimento della cappella di famiglia.
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