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Crescentino: la chiesetta della frazione Campagna

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Crescentino: la chiesetta della frazione Campagna

Quel voto alla Madonna e a San Rocco «Proteggete Crescentino dal colera»

Crescentino. Nell’Ottocento l’Europa conobbe un nuovo flagello, il colera. Arrivò anche in Italia e percorse la penisola in tre ondate, nel 1835, nel 1854 ed infine nel 1865. Crescentino non fu esente, il “colera asiatico”, come veniva definito a motivo della zona d’origine, mieté numerose vittime; se a Vercelli la Madonna degli Infermi aveva protetto la città dalla prima epidemia, ebbene, la Madonna del Palazzo avrebbe potuto aiutare la popolazione della frazione Campagna colpita dalla seconda pandemia.

Il voto fu solenne: al recedere del morbo sarebbe stata dimostrata la gratitudine dei fedeli con la costruzione di una chiesa. Venne coinvolta anche l’amministrazione comunale, non solo per la parte sua propria burocratica, bensì nella promessa stessa, come attesta la lapide attualmente conservata nel santuario della Madonna del Palazzo: “a placare l’acceso sdegno divino armato del tremendo cholera asiatico an. MDCCCLIV il Municipio di Crescentino a nome del popolo faceva voto di un sacrifizio con eucaristica benedizione da offerirsi ogni anno in perpetuo nel dì sette settembre assistendovi per cinque anni continui il corpo municipale in questo tempio sacro a lei che ad ogni grave pauroso frangente qui invocata fu di propiziazione e salvezza mediatrice pietosissima”.

La malattia recedette e venne prontamente mantenuto l’impegno: il 10 ottobre dello stesso anno viene annotata nei registri cittadini una “deliberazione con cui la città cede ai particolari della Campagna gratis l’area per costruirvi una chiesa”, mentre il 14 una seconda deliberazione “accorda parecchie piante di rovere per la costruzione di quella chiesa”. Gli abitanti parteciparono in toto, chi offrendo denaro, chi mine di grano o “meliga”, mais, che vennero vendute e incamerato l’incasso, chi il proprio lavoro. La chiesa non era quella attuale, era più piccola, una sorta di cappelletta che venne intitolata a San Rocco, protettore contro la peste e tutte le malattie da contagio.

La devozione non venne mai meno e una ventina d’anni dopo la chiesa fu ampliata e portata alle attuali dimensioni grazie all’acquisto di una porzione di terreno; furono aggiunti la sacrestia, il coro e il campanile dove venne issata una campana. Anche in questa occasione i frazionisti furono molto attivi e guardarono alla chiesa anche dal punto di vista gestionale, fu infatti nel 1873 che vennero istituiti i priori. I registri vennero redatti da fine Ottocento e quindi non è purtroppo possibile ricostruire tutti i passaggi della prima edificazione.

Le immagini sacre che costellano la chiesa raccontano anche la sua storia, a cominciare dalla pala d’altare voluta dagli amministratori comunali, i quali specificarono che dovevano esservi raffigurati la Madonna del Palazzo, San Rocco e il frate Matteo Bottarello, conosciuto come il beato Matteo da Crescentino.

Ai lati dell’altare maggiore si trovano due quadri raffiguranti San Isidoro e Sant’Antonio abate, in posizione angolare rispetto alle due file di banchi sono invece poste le statue di Sant’Orsola, della Madonna e di San Rocco, ciascuna nella propria teca. Nel coro si trova un quadro di Crescentino Monateri che rappresenta Sant’Orsola. La santa è la protettrice della gioventù ed in occasione della sua ricorrenza veniva formato il gruppo delle orsoline, le ragazze che venivano introdotte nelle attività parrocchiali, entrando così a far parte attiva della comunità in cui vivevano.

Sino alla metà circa del Novecento veniva celebrata la messa solo nella maggiori festività annuali e in quelle dedicate ai santi presenti nella chiesa; poi si passò ad una funzione settimanale come è tuttora. L’incarico dei priori era annuale e veniva assegnato il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio, al priore e il 21 ottobre, Sant’Orsola, alla priora; a questi si aggiungeva Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori, nella seconda domenica di maggio.

In tempi recenti fu sempre più difficile trovare chi accettasse l’incarico del priorato, si passò quindi da due a una designazione ed infine nel 1996 si ebbe l’ultima priora, Lina Graziano. In realtà vigila ancora su San Rocco, è infatti il figlio Ettore Grassi che conserva i registri e cura l’amministrazione; insieme ad altri frazionisti mantiene viva la devozione al santo pellegrino. Delle numerose festività riconosciute nel passato oggi si continuano a celebrare San Rocco, che cade il 16 agosto, giorno della morte, preceduta da un triduo di preghiera, la recita del Rosario a maggio in onore della Madonna e Sant’Antonio, protettore degli animali; in questa occasione vi è anche l’incanto dei doni, in genere dolci, che fino a non molto tempo fa potevano anche comprendere un animale da cortile pronto per il forno o, andando indietro nel tempo, ancora vivo.

Oltre ai priori vi era un altro personaggio importante per la vita della chiesa, il sacrestano. Sopra la sacrestia vennero edificate un paio di stanze e qui alloggiò la famiglia Pavese; uno dei figli, Giuseppe, dapprima affiancò e poi sostituì il padre. Per oltre 50 anni si dedicò al suo lavoro di sarto, era infatti chiamato Pinot sartur, ed a San Rocco; quando morì venne inciso il suo nome nella balaustra interna di quella chiesa dove era nato, cresciuto e aveva vissuto l’intera esistenza. Fra coloro che si sono occupati della chiesa in quest’ultimo periodo vi è anche la figlia Antonietta.

A fine anni Settanta l’incarico non venne più assegnato. Da allora un gruppo di signore si è occupata della chiesa mantenendola pulita ed in ordine. Un motivo per cui non era più necessario il supporto costante era l’automatizzazione del campanile, uno degli ultimi passaggi di una continua ed ininterrotta serie di migliorie che i fedeli apportarono alla costruzione. È ancora possibile vedere nel coro, al di sotto degli ex voto che ornano le pareti, i lunghi elenchi di benefattori che nei decenni hanno devoluto le loro offerte per le diverse opere.

Nel 1888 venne installata una seconda campana, acquistata dalla ditta Mazzola, nel 1922 i borghigiani decisero di sopraelevare il campanile ed aggiungere l’orologio; in quel periodo fu anche effettuato il collegamento alla rete elettrica, nel 1963 vennero affrontati alcuni restauri. Non mancarono raccolte di fondi per il 50° anniversario e per il 100°, che fu festeggiato splendidamente; nel 2004, per il 150°, i curatori vollero coinvolgere la borgata organizzando un pranzo.

Silvia Baratto

Nella foto: La chiesa di San Rocco in una foto di fine Ottocento

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