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VERCELLI: I problemi dell’on. Rosso con gli “amici” di partito

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VERCELLI: I problemi dell’on. Rosso con gli “amici” di partito

Vercelli. (r.g.) Per un’intervista sui rimborsi delle Regioni.

Settimana intensa, dal punto di vista giudiziario, per l’ex deputato ed ex sottosegretario Roberto Rosso. Per giovedì 20 è attesa la sentenza del Tribunale di Vercelli per il processo “Terre d’acqua”, in cui l’esponente di Forza Italia è imputato per peculato e associazione a delinquere: il pubblico ministero ha chiesto una condanna di quattro anni e mezzo.

Ieri, invece, mercoledì 19, la Giunta per le autorizzazioni della Camera esaminerà la richiesta presentata dal tribunale di Vercelli nell’ambito del procedimento civile intentato a Rosso da Luca Pedrale, esponente del suo stesso partito.

Il 24 settembre 2012 Rosso rilasciò un’intervista a Telelombardia in cui, come esempio del malaffare dei “rimborsi facili” chiesti e ottenuti da politici, aveva citato un «amico consigliere regionale» che sarebbe stato ospite a casa sua al Sestriere per una settimana bianca, e che si era fatto restituire le spese sostenute come se si fosse trattato di una missione di lavoro. Aggiungendo due particolari significativi: il consigliere si faceva rimborsare i viaggi quotidiani di andata e ritorno da San Germano Vercellese e andava in municipio a Sestriere per farsi certificare la presenza nella località turistica. Nessun nome dello sciatore in trasferta politica, ma è come l’avesse fatto: l’unico consigliere regionale che abita a San Germano Vercellese è Luca Pedrale. Che si è fatto rilasciare dalla Regione una dichiarazione in cui a suo nome non risultavano rimborsi per missioni a Sestriere.

Spiega Pedrale. «L’ho invitato più volte a fare il nome del protagonista del presunto episodio – spiega – e non l’ha fatto. Mi ha creato un danno di immagine non indifferente, gli ho fatto una causa civile per il risarcimento dei danni: se vincerò, tutto il denaro andrà in beneficenza».

«Non so perché ho usato San Germano – replica Rosso – era un nome a caso, il primo che mi è venuto in mente. Quando mi sono accorto dell’equivoco ho immediatamente chiesto scusa per iscritto. Non capisco cosa pretenda ancora da me. Dice che gli ho creato danni d’immagine? Glielo hanno creato i magistrati torinesi con le loro inchieste, non certo io con una denuncia pubblica che il succedersi degli eventi ha dimostrato essere fondata».

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