Trionfo per la Camerata Ducale accompagnata dal Coro dell’Accademia “Stefano Tempia” e dalla Corale “Roberto Goitre”
VERCELLI. (u.l.) – Teatro Civico gremito, fin nei palchi e nel loggione, questa sera per il Requiem in re minore per soli, coro e orchestra di Mozart eseguito dalla Camerata Ducale insieme al Coro dell’Accademia “Stefano Tempia” e alla Corale “Roberto Goitre”, con i solisti Francesca Lombardi Mazzulli soprano, Romina Tomasoni mezzosoprano, Riccardo Mancinelli tenore e Federico Sacchi basso.
Le circostanze connesse alla genesi dell’opera (che Mozart lasciò incompiuta a causa della prematura morte, nel dicembre del 1791) e al suo completamento (curato dall’allievo e collaboratore Franz Xaver Süssmayr), nonché gli studi successivi sono stati puntualmente illustrati prima dell’esecuzione dal compositore e docente Enrico Maria Ferrando. Poi, spazio alla musica, con – come scrive Attilio Piovano – “il terrore e l’attesa della consolazione beatifica, l’inquietudine dell’abisso e la visione dell’Assoluto, l’immanenza terrena e la trascendenza divina, la carne e lo spirito”.
Un trionfo, con il pubblico in piedi, ed ovazioni per il direttore Guido Rimonda e i maestri del coro Francesco Cavaliere e Corrado Margutti. Richiamati dagli applausi, i musicisti hanno eseguito due bis: lo splendido e commovente Ave Verum Corpus – composto da Mozart sempre nel 1791, poche settimane prima del Requiem e della morte – e il Dies Irae dalla Sequentia del Requiem stesso.
Le uniche “stonature” si sono registrate in platea. Il giornalista e scrittore Augusto Guerriero, noto con lo pseudonimo di Ricciardetto, sosteneva che «c’è gente che, dovendo tossire, lo va a fare al concerto»; ebbene, a Vercelli di questi tossitori seriali ce ne sono parecchi: c’è almeno una cinquantina di persone che viene al Teatro Civico per tossire (ciucciare una mentina no, eh?) e per schiarirsi l’ugola (manco fossero loro a dover cantare). E poi, nonostante sul programma di sala sia scritto chiaramente che “durante il concerto è vietato l’uso dei telefoni cellulari, l’uso di apparecchi fotografici con o senza flash, ed eseguire qualunque tipo di registrazione audio e video”, nel bel mezzo dell’Offertorium il sindaco Maura Forte seduta in prima fila ha estratto lo smartphone e ha cominciato a fotografare – o a filmare, lo sa lei – violinisti e cantori, fulminata dagli sguardi dei solisti. Huic ergo parce, Deus.
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