La sera di martedì 6 marzo è andata in onda su Italia 1 la trasmissione Mistero. Dove, tra un servizio sul popolo degli elfi, uno sulle Bestie di Satana e uno sugli amori di J.F. Kennedy, alcuni secondi sono stati dedicati alla centrale nucleare “Enrico Fermi” di Trino. Il conduttore Marco Berry ha detto che, secondo quanto rilevato dal settimanale Epoca nel 1977, la centrale trinese nel periodo tra il 1967 e il 1970 sarebbe stata ferma per 998 giorni a causa di alcuni guasti; in quel periodo «l’impianto ha scaricato nel Po delle particelle altamente radioattive: tutti i pesci analizzati risultarono contaminati da radiazioni, così come l’erba dei campi adiacenti ». Fine delle riprese a Trino, la troupe si è spostata a Saluggia. Panico fra i trinesi: telefonate, «ma è vero?», psicosi generale.
La vicenda è sintomatica del rincoglionimento generale che caratterizza l’epoca in cui viviamo, e di cui la televisione ha colpe non secondarie. A Trino c’è da decenni un attivo gruppetto di iscritti a Legambiente, che si occupano – fra l’altro – dei problemi del nucleare in generale, e della centrale “Fermi” in particolare. Tre di loro – Fausto Cognasso, Renato Vanni e Odile Nazart – nel 2011 hanno pubblicato un librino, intitolato La centrale di Trino: tanti misteri ancora oggi non chiariti, in cui citano l’incidente nucleare del 1967-70, il rilascio di Trizio nel fiume, e cercano di far luce sull’accaduto.
Nelle loro ricerche hanno recuperato, ad esempio, una cronaca apparsa sul notiziario del Cnen del luglio 1976 in cui si legge: “Trino, 1967-’70. In occasione della prima fermata per la ricarica del combustibile vennero riscontrati estesi danneggiamenti alle strutture di sostegno del nocciolo del reattore. Oltre allo spostamento dello schermo termico, si riscontrò la rottura di quasi il 50% dei bulloni di collegamento tra la parte inferiore e quella superiore del cilindro di sostegno del nocciolo, la rottura del 70% dei tiranti nella zona inferiore della struttura e la distruzione quasi completa del sistema interno di misura del fl usso neutronico”. Cognasso, Vanni e Nazart hanno inoltre recuperato la relazione che fu inviata all’Aiea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica): “I segmenti dello schermo termico si sono distaccati, uno di loro riposava contro il nocciolo”; hanno trovato, nel libro Bidone nucleare di Roberto Rossi, la citazione: “1967, Trino Vercellese. Fessurazione di una guaina d’acciaio di una barra di combustibile con conseguente chiusura della centrale per 3 anni. Per buona parte di questo tempo la centrale ha scaricato nelle acque del Po trizio radioattivo”. E stanno tuttora proseguendo nella loro ricerca, sull’incidente e sulle conseguenze dello sversamento di trizio nell’ambiente.
Ricerca a cui la trasmissione Mistero non ha aggiunto nulla. Solo che a Trino – come nel resto del mondo – fa più rumore una “sparata” della televisione che uno studio serio portato avanti da persone che praticano l’ambientalismo scientifico.
Umberto Lorini
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