Mozioni, ordini del giorno ed atti di indirizzo, anche se approvati dall’assemblea cittadina, restano lettera morta. I SiAmo Vercelli si rivolgono al Prefetto
VERCELLI. Lunedì 13 verso sera, se i presenti in aula saranno abbastanza per poter raggiungere il numero legale, il Consiglio comunale riunito in seduta straordinaria discuterà la mozione presentata da 16 consiglieri che chiedono la “revoca in autotutela del percorso amministrativo di rifunzionalizzazione delle vasche esterne del Centro Nuoto” ma che, più in generale, chiedono un piano complessivo e condiviso di interventi – strutturali, non elettorali – sulle piscine cittadine.
Se i banchi della maggioranza saranno al completo, la mozione – che di fatto sconfessa le scelte della Giunta su questo tema – verrà respinta per un voto. Ma se invece la mozione fosse approvata?
Stando ai precedenti, probabilmente non cambierebbe granché: verrebbe pubblicata all’albo pretorio ma Maura Forte, gli assessori e i funzionari continuerebbero a mandare avanti il progetto di “tendostruttura” che hanno approvato, per poter tagliare il nastro inaugurale prima della fine della consiliatura.
La volontà del Consiglio comunale, infatti, al Municipio di Vercelli non conta più nulla. Da anni assistiamo all’approvazione da parte dell’assemblea cittadina – dopo ampi dibattiti, inserimento di emendamenti, votazioni a volte anche all’unanimità – di mozioni, ordini del giorno, atti di indirizzo… che poi, nella pratica, vengono regolarmente disattesi. Molte delibere del Consiglio, “organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo”, non si traducono in atti amministrativi e restano lettera morta. L’ultimo esempio (ne abbiamo parlato qui) è quello della mozione sul forno crematorio: il Consiglio – su proposta di un consigliere di minoranza, ma non è questo il punto – ha deliberato di evitarne la costruzione, ma il funzionario firma ugualmente una determina per predisporre il bando. Di esempi, però, ce ne sono molti altri: a Vercelli, ormai, la struttura municipale (Giunta e responsabili dei Settori) sembra ormai scollegata dalle volontà del Consiglio, tanto da dare l’impressione che le riunioni consiliari vengano considerate un fastidioso impiccio, purtroppo previsto dalla legge, che interrompe il “lavoro” – come piace dire al sindaco – dell’esecutivo e dei capiservizio.
La situazione è arrivata a un tal punto di gravità che un gruppo consiliare – SiAmo Vercelli – per un paio di mesi è “salito sull’Aventino” e non ha più partecipato alle sedute dell’assemblea cittadina, ed ora si è rivolta al Prefetto, chiedendo “un suo intervento al fine di valutare eventuali profili di contrasto con le norme e all’occorrenza di voler adottare gli opportuni provvedimenti al fine di ripristinare i principi di democrazia calpestati e violati nel Comune”.
Ora: che a Vercelli l’esigua maggioranza in Consiglio comunale non rappresenti la maggioranza dei cittadini è un dato di fatto: Maura Forte è stata votata da poco più di 8500 vercellesi, e Remo Bassini (presentatosi quale candidato alternativo alla Forte) da meno di 1700, mentre gli altri gruppi hanno ottenuto complessivamente oltre 12 mila voti: e già questo dovrebbe indurre l’esecutivo e i funzionari a tenere in gran conto le proposte e le sollecitazioni delle cosiddette “minoranze”. Se poi il Consiglio approva le mozioni e il Comune – dal sindaco all’ultimo impiegato – fa finta di non accorgersene e tira dritto o le dimentica in un cassetto, allora non è più un problema di burocrazia o di SiAmo Vercelli: è un vulnus alla democrazia, uno schiaffo alla città. (u.l.)
[nella foto: il sindaco, il presidente del Consiglio comunale e il Segretario generale]
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