Il Comitato di vigilanza, Legambiente e Pro Natura: Sogin ha già speso un sacco di soldi nei siti di Saluggia e Trino, utilizzi i restanti per procedere a una “vera” disattivazione
TRINO. Il Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, recentemente pubblicato dal Governo, prevede l’entrata in esercizio del Deposito Nazionale per lo stoccaggio del materiale radioattivo entro il 2025. Prevede inoltre il rilascio dei siti attuali, compresi quelli di Saluggia e Trino, senza vincoli radiologici (il “prato verde”) entro il 2035.
Il Comitato di vigilanza sul nucleare, Legambiente e Pro Natura del Vercellese in un comunicato osservano che «fissate queste scadenze, che gli stessi esercenti – compresa Sogin – dovranno rispettare, è evidente che non ha più senso costruire nuovi depositi “temporanei” (come il D3 annesso all’impianto Cemex, a Saluggia) negli inidonei siti attuali, quando fra otto anni – secondo le previsioni del Governo – le scorie potranno essere portate al Deposito Nazionale».
«Lo stesso Programma Nazionale – proseguono -, nel capitolo sui costi, riporta che “la stima del costo complessivo per il rilascio dei siti privi di vincoli radiologici ammonta, secondo i documenti prodotti da Sogin, a circa 6,5 miliardi di euro”. Di questi, dal 2001 al 2013 Sogin ne ha già spesi 2,6. Ne restano quindi – a meno di voler chiedere altri soldi ai contribuenti, come nel settore nucleare avviene da ormai troppi anni – soltanto 3,9. Anzi: ne restano meno, perché il Programma “fotografa” la situazione a fine 2013, mentre Sogin ha speso altre decine di milioni di euro fra il 2014 e il 2016, e ne sta spendendo tuttora. Inoltre nel Programma Nazionale c’è scritto che si dovranno sostenere “costi aggiuntivi per ogni anno in più di gestione in caso di ritardo”».
Da ciò il Comitato e le associazioni ambientaliste traggono questa conseguenza: «è quindi assurdo – sotto tutti i punti di vista: ambientale, tecnico ed economico – che, oggi e nei prossimi anni, Sogin continui ad utilizzare parte del budget che le è stato affidato spendendolo per costruire – a Saluggia, a Trino e negli altri siti – nuovi depositi “temporanei” che presto dovrà smantellare».
Il Comitato, Legambiente e Pro Natura in queste settimane stanno incontrando i cittadini – in assemblee organizzate a Saluggia, a Trino e a Bosco Marengo – per predisporre le osservazioni al Programma Nazionale, che saranno presentate al Governo nei prossimi giorni. «Fra le altre cose – concludono – chiediamo che Sogin riveda il proprio piano industriale: smetta di spendere soldi per costruire nuovi depositi “temporanei”, e li utilizzi invece per una vera disattivazione, preparando l’invio di tutto il materiale radioattivo dai siti attuali al Deposito Nazionale a partire dal 2025, in modo da avere davvero il “prato verde” entro il 2035 senza ritardi e senza “costi aggiuntivi”».
[nella foto: i lavori di costruzione del deposito “temporaneo” D2 all’Eurex di Saluggia]
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