SANTHIÀ. (r.s.) Acceso dibattito in Consiglio su un’interrogazione presentata dall’assessore Corradini.
Duro scontro, venerdì sera in Consiglio comunale, sui rimborsi percepiti dall’ex sindaco – e attuale consigliere di minoranza – Gilberto Canova. Circa 7500 euro di pasti a Santhià, Cavaglià, Gattinara, Arenzano e Cannes rimborsati con soldi pubblici.
Ad accendere gli animi è stata l’interrogazione presentata dall’assessore Giorgio Corradini sugli scontrini di pranzi “caricati” tra il 2006 e il 2011 sui conti di due società partecipate del Comune, la Servizi Pubblici e la Sviluppo, ora in liquidazione.
«Parecchio denaro – ha detto il sindaco Angelo Cappuccio – in quegli anni è stato speso per pranzi e cene, come si evince dalle fatture. Non possiamo sapere se questi scontrini corrispondano o meno a spese di rappresentanza e per questo motivo non vogliamo fare alcuna insinuazione, ma posso elencare dati oggettivi ». Ecco allora, nel periodo 2006-2009, 36 fatture per pranzi in un ristorante di Santhià per 2993 euro; tra il 2009 e il 2011 14 fatture in un ristorante di Cavaglià, 3 fatture in un altro di Santhià per un totale di 3900 euro (una di queste per un evento). Poi uno scontrino di un ristorante di Cannes di 202,50 euro, uno di Gattinara per 110 euro e uno da 300 per un pranzo ad Arenzano.
Con questi dati in mano, quali provvedimenti adotterà il sindaco? Alla domanda posta da Corradini, Cappuccio ha risposto: «Manderemo gli atti alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti. Saranno loro a valutare se si delineano o meno le ipotesi di peculato o di danno erariale».
Sulla questione, Canova replica: «Una società fa impresa e fa mercato, promuove il proprio territorio e cerca di vendere i propri prodotti. I pranzi e le cene delle due società, all’epoca gestite da un amministratore delegato, sono dunque da intendersi nulla più, nulla meno come spese di rappresentanza». Canova ha poi ricordato alla maggioranza come la sua Amministrazione sia stata capace di portare 4 milioni di euro a Santhià: 2 milioni per le compensazioni dapprima non dovute della discarica di Alice Castello, 700 mila euro dall’Ato di Vercelli e poco meno di un milione di euro per l’operazione outlet. «I pranzi di lavoro, presumo, siano stati finalizzati a questi obiettivi. Forse non capite – afferma l’ex sindaco – che chi cerca “clienti” per vendere il proprio prodotto partecipa a fiere ed eventi». Ecco spiegati i pranzi a Cannes e Arenzano.
Aggiunge Canova: «Gli scontrini non sono imputabili direttamente alla mia persona, sia ben chiaro. Inoltre non si tratta di rimborsi, ma di spese dirette a cui aveva il permesso l’amministratore unico delle due società. Insomma, nulla a che vedere con il presunto “scandalo” Rimborsopoli della Regione. E poi settemila euro per pranzi e cene in sei anni di attività non sono nemmeno tanti. Lo diventano però se si vuole fare baccano, clamore e far crescere senza motivo l’indignazione pubblica per convenienza politica e elettorale. Mi chiedo – aggiunge, rivolgendosi agli attuali amministratori – se sarà mai configurabile come danno erariale anche la non serietà e l’incapacità politica amministrativa. Non ho mai chiesto rimborsi per pranzi o cene. Io, anche le cene in piazza, le pagavo per me e per i miei familiari presenti. Avrei potuto percepire il doppio delle prebende e non l’ho fatto, ho sempre usato il mio telefonino e pagato i costi, ma non ho mai sentito il bisogno di scriverlo sul giornale».
Ora scontrini e ricevute saranno inviati dal sindaco Cappuccio in Procura. E Canova commenta: «Quello che colpisce è questa miscela fatta di odio e di attribuzione di colpe, quasi fosse un gioco per eliminare l’avversario più insidioso».
Nella foto: Gilberto Canova, Giorgio Corradini e il sindaco Angelo Cappuccio.
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