Ritrovata una “Relazione”, con tavole planimetriche e altimetriche, della Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri di Torino.
Costruito fra il 1868 e il 1869, lungo oltre 3 chilometri, confluisce nel Canale Cavour.
Ogni tanto, nella vita, in mezzo a tante seccature, fa capolino qualche piacevole sorpresa e, per far sì che ciò accada, non c’è di meglio, a mio avviso, che cercare nel vasto mondo dell’antiquariato una “perla” particolare, rimasta nascosta per chissà quanto tempo ma che, venendo alla luce, dimostra tutta la sua attualità, il suo intrinseco valore.
Anni fa avevo trovata una raccolta di foto ingiallite, fissate su lussuosi supporti cartonati e decorati, con signore ottocentesche riccamente agghindate con lunghi abiti dell’epoca, corredate da ampollose dediche e ringraziamenti del caso rivolti all’illustre professor Domenico Chiara, nato a Saluggia nel 1837, docente di ostetricia e ginecologo in vari Istituti e Facoltà Universitarie, maestro di una schiera di medici fra cui il Mangiagalli a cui è intitolata la clinica omonima; fotografie coeve di paludati luminari suoi colleghi completavano la rassegna.
(foto: Canoisti nel primo tratto del Canale Farini – foto Parco del Po Torinese)
Recentemente, poi, per una di quelle casualità che, ogni tanto, se pur raramente, incrociano le nostre vie, ho potuto reperire una Relazione del 1870, redatta da appartenenti alla Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri di Torino sul Canale di derivazione della Dora Baltea per alimentare il canale Cavour, il canale cosiddetto “Sussidiario”, per intenderci; alla Relazione sono allegate tavole planimetriche e altimetriche 50×50, scala 1:4000 debitamente ripiegate.
Come è noto il “Sussidiario” era stato portato a termine l’anno prima, nel 1869 e la sua realizzazione aveva avuto un non lieve impatto sia sul ponte ferroviario a monte di circa 80 metri, sia sul porto natante, poiché il livello delle acque era stato innalzato di circa un metro e mezzo a seguito della costruzione di una diga.
È il caso di ricordare che un primo progetto di un canale derivato dal Po per irrigare il Vercellese era stato presentato dall’agrimensore Francesco Rossi nel 1846, al Congresso Agrario di Mortara, ricevendo un plauso generale e le felicitazione del re Carlo Alberto che aveva promesso il sua appoggio all’impresa. Il disastroso esito della I Guerra d’Indipendenza aveva messo in ombra le fatiche del Rossi il quale, fra l’altro, avendo fissato la derivazione del canale poco dopo la confluenza della Dora nel Po, presso Crescentino, aveva previsto il tracciato del canale stesso su di una direttrice che intersecava e divideva i grandi possedimenti dei Cavour nelle tenute di Leri, del Torrone e di Montarucco (in totale 3275 giornate).
(foto: punto di confluenza del “Sussidiario” nel Canale Cavour – foto Parco del Po Torinese)
Camillo Cavour, pertanto, nel 1853, essendo Ministro delle Finanze, giudicò inattuabile il progetto Rossi appoggiando le idee dell’ing. Noè che poneva a Chivasso la derivazione del canale in questione, senza tener conto che – privo delle acque della Dora Baltea – detto canale non avrebbe potuto svolgere le funzioni per cui doveva essere costruito. La realizzazione dell’imponente opera – approvata definitivamente il 25 agosto 1862 ed a cui anche il Comune di Saluggia contribuì comprando dieci azioni da lire cento – avvenne in meno di tre anni, durante i quali vennero impiegati ben 14.000 uomini e si usarono 120 milioni di mattoni, 8.000 mc di pietre da taglio, 50.000 tonnellate di calce, 300 carri da sterramento, 5 locomotive per movimento terra e 130 macchine da 190 cv vapore per prosciugamento degli invasi.
Unitamente allo scavo del canale, lungo circa 85 Km e con una “caduta” di una trentina di metri, furono costruiti pure 101 ponti stradali, 210 sifoni all’incrocio di corsi d’acqua e 62 ponti-canale.
Le difficoltà di approvvigionamento idrico si fecero però sentire quasi subito e la Compagnia Italiana dei Canali d’Irrigazione – costituita con capitali inglesi – rischiò di fallire, poiché il canale intitolato a Cavour, invece di essere alimentato con i 110 mc/s previsti, prelevava dal Po quantità oscillanti fra i 40 e gli 80 metri cubi d’acqua al secondo.
Pertanto, a lavori appena conclusi, si dovette mettere mano alla costruzione di un canale sussidiario che, prelevando l’acqua dalla Dora Baltea, contribuisse a fornire i 60/70 metri cubi che mancavano ed i lavori per questa via d’acqua complementare, iniziati nel 1868, terminarono nel 1869.
La “Relazione”, rinvenuta in originale, descrive dettagliatamente lo sviluppo del canale avente un lunghezza di metri 3154, le caratteristiche della presa d’acqua, della diga, dello “scaricatore” oltreché i tratti murati, le varie sezioni, le arginature, le “opere d’arte” costruite, i metodi per formare le “scarpe”, gli sterri e gli interri, le caratteristiche dei terreni occupati, le spese sostenute, le metodologie applicate in riferimento alla scienza idraulica e molto altro: insomma un’opera tecnica ma anche ampiamente descrittiva, grazie alle tavole illustrative allegate.
Un fascicolo in originale, ricchissimo di notizie, che certo desterà la curiosità di chi desidera conoscere meglio il proprio paese ed il territorio che lo circonda.
Che farne? Una ristampa anastatica incontrerebbe senza dubbio l’interesse di molti saluggesi e, considerate recenti positive esperienze, non è improbabile che ciò avvenga, anche perché ci si renda conto del ricco contributo d’acqua che ha origine nel nostro territorio permettendo di irrigare 110.000 ettari nel Novarese e nella Lomellina, 11.000 ettari nelle zone fra Casale e Valenza oltre a buona parte del Vercellese.
E perché dimenticare che, sempre a Saluggia, alla Cascina Giarrea, sono ubicati i pozzi dell’acquedotto che fornisce ottima acqua ad oltre cento Comuni del Monferrato?
Sarebbe pertanto auspicabile che il nostro paese, troppo spesso alla ribalta per l’orrido fardello della pattumiera nucleare più grande d’Italia, fosse menzionato ancora più spesso per il dono d’acque che da esso trae origine: un dono d’acqua, un dono di vita.
Lino Ceretto Castigliano.
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