
Saluggia. (g.l.) All’ex Cid il provvedimento riguarda fino a 130 lavoratori su 180 totali. Gasparini (Cgil): ci hanno detto che è un calo temporaneo e che la produzione resterà qui.
Da lunedì 24 marzo circa 130 dipendenti della Alvimedica di Saluggia, su un totale di 180, sono in cassa integrazione per quattro settimane. Si tratta dei lavoratori della Cid (Carbostent & Implantable Device), azienda nata nel 2008 come spin-off della Business Unit Vascular Therapy di Sorin Group, e che produce dispositivi cardiovascolari impiantabili, in particolare stent coronarici e periferici e cateteri per angioplastica.
A fine 2013 la Cid era stata acquisita dalla società turca Alvimedica Medical Devices, con l’obiettivo didiventare una delle prime cinque aziende del settore a livello mondiale.
«La cassa integrazione – spiega Severino Gasparini, segretario della Filctem-Cgil è stata richiesta per un massimo di 130 lavoratori su un totale di 180, e per una durata massima di quattro settimane, fino al 18 aprile, dopodiché la produzione dovrebbe riprendere con regolarità, poiché ci dicono che si tratta di un evento contingente, non strutturale, dovuto ad un calo di ordini; in Grecia, Spagna, Russia e Italia ci sono stati dei ritardi nelle gare di assegnazione dei prodotti, e quindi nelle richieste».
«I lavoratori – prosegue Gasparini – si erano accorti della contrazione: nelle ultime settimane erano aumentate le giacenze nei magazzini e c’era stato un calo della produzione, dal lavoro su due turni si era passati ad un unico turno centrale».
«Per le prime due settimane – aggiunge – il numero di lavoratori coinvolti sarà molto vicino ai 130, poi si auspica una riduzione per le successive due settimane. Speriamo infatti che si tratti di un calo momentaneo, dovuto a una temporanea fase congiunturale del mercato. A soli cento giorni dall’acquisizione, per la nuova proprietà questo non è certo un buon biglietto da visita; nel corso di un recente incontro, comunque, l’azienda ci ha ribadito che sullo stabilimento di Saluggia vuole mantenere ciò che c’è, e che intende portare nuove lavorazioni. Come sindacato – conclude Gasparini – monitoreremo costantemente la situazione, perché questa è un’azienda “fiore all’occhiello” del made in Italy ed è importante che rimanga qui».
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