Torino. (r.sc) Il crescentinese, in qualità di capogruppo, ha avallato le spese di Comba, Leo e Vignale. Per l’uso personale dei fondi aveva già patteggiato, a maggio, una condanna a 18 mesi.
Per uscire dal procedimento giudiziario che lo vedeva indagato, insieme a numerosi colleghi, per l’uso indebito dei fondi destinati ai gruppi consiliari della Regione Piemonte, nel maggio scorso il crescentinese Luca Pedrale aveva patteggiato una pena di 18 mesi di reclusione con la condizionale, e aveva restituito i fondi.
Pedrale, però, all’epoca era anche capogruppo del Pdl in Consiglio regionale: con quel ruolo controfirmava anche i rimborsi chiesti dagli altri consiglieri del suo gruppo. Ora il giudice per le indagini preliminari Roberto Ruscello, dopo aver sollevato d’ufficio la proposta della Procura di archiviare le accuse di peculato per alcuni consiglieri, per dieci di loro (fra i quali Pedrale) ha restituito gli atti ai pubblici ministeri Andrea Beconi, Enrica Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi: nei confronti di questi dieci, ora, la Procura – entro dieci giorni dalla comunicazione dell’ordinanza – dovrà formulare un’imputazione e depositare una richiesta di rinvio a giudizio.
Pedrale è fra questi dieci proprio perché, con la sua firma, ha avallato le spese dei colleghi Fabrizio Comba, Giampiero Leo e Gianluca Vignale.
Dopo la richiesta di rinvio a giudizio verrà fissata un’altra udienza preliminare, davanti a un altro giudice. In quell’occasione i consiglieri potranno eventualmente optare per un rito alternativo (patteggiamento o giudizio abbreviato) oppure discutere la propria posizione, cercando di strappare un proscioglimento.
Pedrale è assistito dagli avvocati Luigi Chiappero e Carlo Federico Grosso.
Nella foto: Luca Pedrale quand’era in Consiglio Regionale.
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