Rinvenute a Roma nel Seicento, furono consegnate dal cardinale Maurizio di Savoia al frate palazzolese Bonaventura Relli. Inizialmente furono collocate in un armadio a muro della chiesa, nel 1771 il Comune fece edificare un’apposita cappella dietro l’altar maggiore.
Palazzolo custodisce le reliquie di entrambi i suoi santi protettori, San Caio e Santa Faustina, quest’ultima patrona civile. In occasione della sua ricorrenza, la terza domenica di gennaio, l’urna con i resti viene esposta ai fedeli per l’adorazione. Un rituale scandisce il ritorno della teca nello scurolo, la cappella in cui solitamente riposa, al termine della messa solenne: il sindaco pone la mano destra sopra l’urna che poi viene riposta, quindi sindaco e parroco mostrano ciascuno una chiave: infatti sono due le serrature che chiudono il cancello, a simboleggiare la duplice valenza, civile e religiosa, della sua protezione.
Occorre subito fare una premessa: di Santa Faustina ve ne sono diverse. L’ultima in ordine cronologico, e che non riguarda la nostra Compatrona, risulta essere una monaca polacca vissuta nel secolo scorso: Faustina Kowalska. Le altre biografie (che ci riguardano più da vicino), sono state in parte studiate da vari storici, senza tuttavia fornirci grandi informazioni. Troviamo così che nel Martyrologium Romanum - e ce ne dà notizia lo storico Antonio Borrelli – vi erano due sorelle di nome Liberata e Faustina, inserite anche nel Liber Sanctorum Mediolani del XIII secolo. Le due Sante sarebbero state di nobili origini, nate nei pressi di Piacenza, a Rocca d’Algisio, nei primi decenni del VI secolo. Attratte dall’ideale ascetico, lasciarono la loro famiglia e si ritirarono in un romitorio presso Como, dove poi fondarono un Monastero benedettino in onore di Santa Margherita, presso il quale vissero con umiltà e dedite alla preghiera. Morirono verso il 580 in fama di grande santità. Non morirono, con ogni probabilità, insieme, ma forse a distanza di uno o due anni l’una dall’altra. Gli storici concordano sul fatto che esse non furono martirizzate, pertanto vengono citate solo come Sante Vergini. Una notizia del Commento al Martirologio Romano dice che Santa Liberata veniva ricordata il 19 gennaio, mentre Santa Faustina il 16, indicando anche alcune chiese di Milano e dintorni in cui la due Sante venivano venerate. I loro corpi vennero sepolti nella chiesa monastica, ma in seguito furono oggetto di traslazioni. La prima si ebbe al tempo del vescovo Guido Grimaldi (1096-1125), quando le reliquie delle due sorelle, dal Monastero di Santa Margherita di Como, vennero spostate alla cattedrale della città. Una seconda traslazione si ebbe il 13 maggio 1317, al tempo del vescovo Leone de’ Lambertenghi, dalla cattedrale alla chiesa di San Carpoforo. Successive biografie, poi scomparse, convinsero lo storico-agiografo Cesare Baronio, nel secolo XVI, ad inserire le due Sante al 18 gennaio, nel suo Martirologio Romano. In molti calendari al 18 gennaio è ricordata però solo Santa Liberata. Al Museo Civico di Como si conserva un ciclo di affreschi, di un anonimo giottesco lombardo, dei primi decenni del XIV secolo, già nel Monastero di Santa Margherita.
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Se come data ci siamo; ben diverse sono le origini delle reliquie di Santa Faustina conservate a Palazzolo. Bisogna pertanto andare a una Faustina “romana”. E qui le notizie biografiche si fanno ancora più incerte. Secondo lo storico Gian Domenico Gordini risulterebbe che Santa Faustina vergine e martire è venerata sulla via Latina di Grottaferrata. Di papa Sergio I (687-701) si possiede un catalogo di una donazione di vari beni immobili al prete Giovanni del titolo di Santa Susanna. In esso si afferma, che fra gli altri doni, vi era un fondo esistente presso l’oratorio di Santa Faustina, posto circa al XII miglio della via Latina. Ciò indica che sin dal VII secolo vi era nella località un culto per questa Santa, ma non si posseggono altre informazioni. Nel Martirologio Geronimiano sono commemorate al 9 luglio una vergine Faustina e le sue compagne, martirizzate nella località romana citata, ma non ben identificata. Mancano tuttavia prove certe. Ma le reliquie che sono a Palazzolo appartengono effettivamente a tale Santa? Queste reliquie consistono in una parte del capo, l’osso intero del braccio, detto “maggior sottile”, sette altri frammenti dell’osso del braccio e di tanta cenere, contenuta in una borsetta di seta color bianco. La descrizione è stata fatta dopo l’ispezione e la ricollocazione nella nuova urna (contemporaneamente a quella di San Caio), da parte del canonico Giuseppe Antonio De Moranis, per conto del vescovo di Casale Giuseppe Luigi Avogadro, il 16 aprile 1771. Certamente esse provengono dalle Catacombe di San Callisto in Roma. Ma come sono giunte sino a noi? Nei primi decenni del 1600, durante i lavori per la costruzione di nuove chiese a Roma, furono rinvenute varie reliquie, e tra queste quelle di Faustina e San Caio papa. Trovandosi sul posto, l’autorevole cardinale Maurizio di Savoia le diede al frate palazzolese Bonaventura Relli, il quale le portò a S.A.R. la duchessa Margherita di Savoia. La sovrana le fece porre in urne di ebano e le donò alla Comunità di Palazzolo, accompagnate da una sua lettera personale, in data 14 agosto 1626. Esse vennero locate inizialmente presso la Confraternita dei SS. Pietro e Paolo, detta Madonna dell’Ala; ma ben presto il culto di Santa Faustina e San Caio crebbe e così fu deciso il trasferimento delle urne presso la chiesa parrocchiale. Traslazione che avvenne con una solenne funzione il 9 giugno 1637.
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Le reliquie trovarono posto in un armadio nel muro a destra dell’altare maggiore, nel luogo stesso dove vi è oggi l’affresco raffigurante la decollazione di San Giovanni (un tempo patrono di Palazzolo). Con il passare degli anni le urne iniziarono a deteriorarsi, così quando il Comune decise di edificare a sue spese la cappella posta dietro l’altare maggiore, si decise la loro sostituzione, che avvenne nel 1771. Ma resta ancora da citare lo studio fatto dallo storico Giovanni Sicari, in Reliquie insigni, corpi Santi a Roma, dove ci dice che reliquie di Santa Faustina, provenienti dal cimitero di San Callisto, il 13 ottobre 1686 furono donate dal cardinale Gaspare Carpegna al cardinale Alderano Cybo, e che furono prima conservate presso la chiesa di San Nicola a Camerano (Ancona) e tutt’ora nella chiesa di Santa Maria del Popolo, nello stesso comune. Dobbiamo quindi pensare che Palazzolo e Camerano si dividono i preziosi resti di Santa Faustina. Tralasciando un’altra Santa Faustina martire in Numidia, che non ci riguarda, ecco un’ultima Santa Faustina martire che è venerata a Pagnolle, nella diocesi di Fiesole, vicino a Firenze. I suoi resti (ma si parla di corpo) vennero in possesso dei marchesi Guadagni di Firenze nel 1731, probabilmente per mezzo di un cardinale omonimo, loro congiunto. Anche queste reliquie, che sarebbero giunte da Roma, ma non ne abbiamo conferma, sarebbero state collocate nella cappella privata nel palazzo dei marchesi Guadagni. In seguito (il corpo) fu offerto alla chiesa parrocchiale di San Miniato a Pagnolle. Sull’urna fu posta la seguente iscrizione: «CORPUS SCTAE XPI MART. FAUSTINAE COM VASE VITREO EIUSDEM SANGUINE RESPERSO EX COEMETERIO PRAEXTATI EXTRACTUM DIE 18 MARTI 1731».
di Piero Peretti
Nella foto: La cappella in cui sono conservate le reliquie
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