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«Michele chi?»

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«Michele chi?»

Parlare a nuora perché suocera intenda: due ore di Consiglio comunale fingendo di trattare la mozione di sfiducia al presidente, ma in realtà attaccando il sindaco e l’Amministrazione

VERCELLI (u.l.) – Che Michele Gaietta sarebbe rimasto sullo scranno di presidente del Consiglio comunale era chiaro fin dal 22 maggio, quando la minoranza ha presentato la mozione per la revoca: solo 11 firme, mentre lo Statuto prevede per la sfiducia una maggioranza qualificata di 22 consiglieri. La seduta odierna ha avuto quindi un finale scontato (10 favorevoli – assente, per trasferta di lavoro, Stefano Pasquino che l’aveva firmata – e 16 contrari), ma è servita ad alcuni consiglieri per dire tutt’altre cose.

Perché è un bravo ragazzo. Innanzitutto, per precisare che la mozione non era «contro qualcuno». Anzi: «Gaietta è un bravo ragazzo» (Michele Catricalà, M5S), «è un’ottima persona» (Alessandro Stecco, Lega Nord) e «ha da sempre la mia amicizia e la mia stima» (Enrico Demaria, Vercelli Amica); il problema è che «si è lasciato condizionare dal sindaco Forte, è una sua vittima» (Gianluca Zanoni, SiAmo Vercelli). E allora, anziché sull’esecutore, il fuoco di fila delle opposizioni si è concentrato sulla mandante e su ciò che l’Amministrazione Forte fa e – soprattutto – non fa.

E’ venuto meno. I SiAmo Vercelli, in particolare, rimarcano come «venendo meno ai propri compiti istituzionali di presidente del Consiglio nonché agli obblighi di imparzialità e correttezza e tutela dei diritti della minoranza che gli sono attribuiti», il presidente Gaietta il 16 marzo scorso non ha permesso al Consiglio comunale riunito in seconda convocazione – presente in aula solo la minoranza – di votare la “revoca in autotutela del percorso di rifunzionalizzazione delle vasche esterne del Centro Nuoto”, e nemmeno ha fatto verbalizzare le dichiarazioni dei presenti. «Un atto gravissimo – ha dichiarato Zanoni – che ha impedito al Comune di sprecare due milioni di euro».

El paròn. A Stecco che rimproverava alla maggioranza di «giocare sulla difensiva, fare catenaccio», Daniele Peila (Pd) – uno che crede di fare battute intelligenti – ha replicato «Nereo Rocco con il catenaccio ha vinto due Coppe dei Campioni». Nessuno ha avuto la prontezza di fargli notare che Rocco, all’epoca allenatore del Padova, a chi prima di una partita con la Juventus gli disse «vinca il migliore» rispose «ciò, sperém de no».

Politi(que) politicienne. Il dato politico che già si evinceva dalle firme mancanti in calce alla mozione e che è emerso ancor più chiaramente in aula è il distinguo di Forza Italia rispetto agli altri gruppi di minoranza. Caterina Politi non ha gradito «la fuga in avanti» di chi già parla ai giornali guardando alle amministrative del 2019 e, pur rimarcando che «Forza Italia fa parte dell’opposizione», ha detto ai colleghi che «questi metodi non ci appartengono e non ci piacciono». Assenti Gianni Marino e Massimo Materi, lei e l’appena rientrata Carolina Piccioni (che ha sostituito la dimissionaria Valeria Barelli) sono uscite dall’aula prima della votazione.

Parenti serpenti. Mentre Gaietta – per scelta, annunciata a inizio seduta e apprezzata da tutto il consesso – ha deciso di non partecipare alla discussione pur restando in aula, lasciando presiedere a Donatella Capra, il sindaco Forte ha voluto replicare ai SiAmo Vercelli (a Giuseppe Raviglione, in particolare) che la accusa di «essere lì grazie ai nostri voti, all’apparentamento che hai fatto con noi prima del ballottaggio»; secondo il sindaco, infatti, «siete voi SiAmo ad essere qui in sei grazie al premio di maggioranza che avete preso alleandovi con noi, poi però ve ne siete andati». Insomma: ora si guardano in cagnesco, ma tre anni fa l’apparentamento è convenuto a entrambi. Ora che però le strade si sono divise i SiAmo chiedono di «tornare alle urne prima possibile», mentre la Forte è determinata ad «andare avanti per la nostra città, tenendo la barra dritta e cogliendo tutte le occasioni per un futuro migliore».

A caval donato. L’ultimo battibecco di giornata è stato tra Maurizio Randazzo (Vercelli Amica), che ha accusato di incoerenza il gruppo Sinistra-Voce libera («Ho tenuto tutti gli articoli di InfoVercelli24: dicevate che non avreste mai chiesto poltrone, poi siete passati in maggioranza ed ecco l’assessorato all’ambiente»), e il duo Mariapia Massa – Giorgio Comella che lo rimbeccava: «Non abbiamo mai chiesto nessuna poltrona». A Remo Bassini devono essere fischiate le orecchie.

Consiglio di gabinetto. Al momento del voto, comunque, oltre alle due consigliere di Forza Italia è risultato assente anche Adriano Brusco (M5S), che è rimasto silente per l’intera seduta e poco prima della fine se n’è uscito quatto quatto. Probabilmente aveva qualche urgenza da espletare altrove.

[nella foto: il sindaco Maura Forte e il presidente del Consiglio comunale Michele Gaietta]

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