
La popolazione attuale è di 47 mila abitanti, ma ci sono – ci sono già – abitazioni per 60 mila, in gran parte vuote. E allora perché consumare altro suolo agricolo per realizzare nuovi quartieri?
VERCELLI. Il dibattito in corso (più tra i cittadini che in Municipio, ci sembra) sull’attuazione dell’intervento urbanistico “La città nel verde – I Cappuccini”, che prevede la costruzione di nuove case per circa 800 persone nella zona est del territorio comunale, offre lo spunto per una più ampia riflessione sulla situazione dell’edilizia residenziale in città.
Il sindaco Maura Forte, in occasione di una recente riunione della Commissione Urbanistica, ha affermato che «dopo la crisi ora c’è una ripresa, c’è di nuovo richiesta di concessioni edilizie, e noi come pubblica amministrazione dobbiamo dar corso alle richieste del mercato».
Prima ancora, forse, la pubblica amministrazione dovrebbe analizzare i dati e capire se davvero è necessario consumare altro suolo agricolo (suolo che, di fatto, oggi è agricolo, indipendentemente dalle previsioni urbanistiche) per costruire nuove abitazioni.
Vercelli è stata, negli anni Settanta, una città con più di 56 mila abitanti. Nessuno di loro, all’epoca, dormiva sotto i ponti: tutti avevano una casa, di proprietà o in affitto. Negli ultimi quarant’anni, poi, in città sono state costruite nuove abitazioni per almeno altri 4-5 mila abitanti. Il patrimonio edilizio residenziale vercellese è quindi in grado di ospitare circa 60 mila persone.
Vercelli, però, non ha 60 mila abitanti: da almeno quindici anni ne ha meno di 47 mila, e (dati 2013-2015) stanno calando di un centinaio all’anno. Si dirà: eh, però sono cambiate le esigenze, ci sono meno abitanti ma rispetto al passato ci sono più famiglie, più piccole, magari composte solo da 2-3 persone. Falso: in città sta diminuendo anche il numero delle famiglie; nel 2012 erano 22.808, nel 2015 sono scese a 22.508: esattamente trecento in meno.
Quindi, a meno che il sindaco abbia altri dati, non si può dire che a Vercelli ci sia necessità di nuove case. Le case ci sono, ma molte – sia in centro che in periferia – sono vuote. Lo stesso Piano Regolatore (che è del 2010-2011) conteggiava in città oltre 92 mila vani residenziali, di cui solo 84 mila occupati stabilmente; più di ottomila risultavano vuoti. E comunque, basta fare un giro in un qualsiasi quartiere cittadino – Cappuccini compresi – per notare l’enorme quantità di annunci “affittasi” e “vendesi”. Vercelli è, in buona parte, una città di case vuote.
Prima di dare il via a nuove operazioni edilizie – magari decise sei o sette anni fa, in una situazione completamente diversa – è allora forse opportuno, da parte della municipalità, valutare i dati demografici e urbanistici attuali e in divenire, e magari mettere in campo strumenti – anche fiscali – per favorire il recupero del patrimonio di edilizia residenziale esistente (e non utilizzato) anziché costruirne di nuovo.
Umberto Lorini
direttore@lagazzetta.info
[foto aerea di Andrea Cherchi]
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