Livorno Ferraris. (r.l.) Presentati a Torino in occasione del seminario “Il restauro ecologico per la mitigazione e la compensazione di impatti”. Interessati 45 ettari di terreno intorno alla centrale: realizzati boschi, prati e zone umide.
Dopo un importante processo di riqualificazione durato circa sette anni, E.On ha presentato nei giorni scorsi la conclusione del piano di miglioramento ambientale nei pressi della centrale termoelettrica di Livorno Ferraris. L’occasione è stato il seminario bionaturalistico “Il restauro ecologico per la mitigazione e la compensazione di impatti. Esempi e casi studio” organizzato a Torino da Arpa Piemonte.
Il progetto di mitigazione, compensazione e biomonitoraggio della fauna nelle aree adiacenti la centrale di Livorno Ferraris, avviato ancora prima dell’inaugurazione della centrale di Livorno Ferraris, ha interessato diverse zone adiacenti per un totale di circa 45 ettari di terreno. Le aree circostanti la centrale sono così state convertite a “bosco filtro” con specie arboree autoctone, mentre gli interventi di compensazione, concordati con il Parco del Po, hanno visto lo sviluppo di un articolato programma di conversione di terreni agricoli in zone umide, boschi e prati per incrementare la disponibilità di habitat a favore di tre specie faunistiche minacciate a livello europeo: la testuggine palustre Emys orbicularis, la farfalla Lycaena dispar e il Botarus stellaris, raro airone anche noto come tarabuso. Le aree monitorate e riqualificate vanno da Mulino Carotole all’area della collina di San Pietro, a pochi km dalla centrale, fino alla zona limitrofa alla centrale, attorno alla quale è stato creato un bosco che mitiga la vista e isola il complesso produttivo.
«Siamo orgogliosi – ha commentato Miguel Antoñanzas, presidente e ad di E.On Italia – di aver attivato e portato a termine questo importante progetto di naturalizzazione ambientale per il territorio piemontese. Si tratta della realizzazione di una delle aree più importanti di biodiversità e protezione della fauna locale di cui il territorio può beneficiare. È un importante traguardo raggiunto, anche grazie al contributo delle istituzioni e organizzazioni regionali che hanno lavorato insieme a noi negli ultimi anni».
Le attività di mitigazione hanno ampliando notevolmente le aree naturali di uno dei principali e più importanti siti di biodiversità d’Italia, la Palude di San Genuario. Il progetto ha dato esiti positivi, riscontrabili scientificamente attraverso un approccio sistemico e di analisi che ha mostrato un andamento demografico in aumento per tutte e tre le specie monitorate. È così tornato a risuonare il canto territoriale dell’airone noto come tarabuso, fra i più singolari nel mondo degli uccelli: lungo, profondo, e udibile anche a chilometri di distanza.
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