Il finocchio selvatico (foeniculum officinale) è una pianta perenne della famiglia delle ombrellifere. Cresce abbondante dalle coste mediterranee sino alle colline soleggiate di tutta la penisola. È una pianta rustica che può raggiungere l’altezza di 2 metri. Le foglie sono finemente filiformi ed i fiori ad ombrello sono d’un bel colore giallo. Tutta la pianta ha un intenso profumo che si diffonde nell’aria con il caldo ed il vento. Le sue numerose virtù sono conosciute fin dall’antichità. Masticare i gambi del finocchio aiuta a digerire ed a profumare l’alito dopo un pasto abbondante.
Oggi la fitoterapia usa i suoi frutti, che comunemente chiamiamo semi, per curare i processi fermentativi gastrointestinali, le indigestioni e per espellere i gas intestinali. Essi sono inoltre consigliati alle donne che allattano per aumentare la montata lattea e rendere più digeribile il latte al bambino. L’abuso dei semi di finocchio può provocare in soggetti predisposti un effetto narcotico, ma appunto solo in caso d’un dosaggio eccessivo. È bene evitare comunque di somministrarli ai bambini al di sotto dei due anni d’età. Il finocchio si usa molto in cucina per accompagnare i legumi, le carni grasse, le castagne, i farinacei, il pesce, i fichi secchi, i formaggi e molte altre pietanze, nonché i liquori.
Il verbo “infinocchiare” deriva da una tradizione culinaria medievale di Venezia. I tavernieri offrivano gambi di finocchio selvatico agli avventori prima di portar loro il vino, così il forte sapore del vegetale non consentiva di riconoscere la pessima qualità della bevanda. Questo accadeva talora anche quando le pietanze che erano servite non erano fresche, ma anzi rancide: esse venivano ricoperte di finocchio, affinché il suo gusto intenso nascondesse la qualità deteriore degli altri cibi. Questo comportamento fraudolento è divenuto proverbiale nella lingua italiana.
Mirta
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