L’alloro (nome scientifico Laurus nobilis) è un albero cespuglioso della famiglia delle lauracee, introdotto in Europa dall’Asia minore. Questa pianta nell’antichità era venerata dai Greci e dai Romani, che l’avevano dedicata al dio Apollo. Con le sue foglie venivano preparate delle corone riservate agli eroi, ai condottieri, ai poeti, agli artisti ed ai vincitori dei giochi olimpici.
L’alloro in Italia si è diffuso spontaneamente nelle regioni centro-meridionali e nelle isole, nonché nelle zone temperate del settentrione.
Il lauro è una pianta molto apprezzata in fitoterapia ed in cucina per le sue innumerevoli virtù. Oltre alle proprietà aromatizzanti e digestive, ben conosciute, esso ha anche il potere d’espellere i gas dal tubo digerente, il che permette di consumare i legumi senza i soliti inconvenienti.
Questa pianta è diuretica ed espettorante, ma anche tonica, stimolante, sudorifera ed antispastica. Un infuso prima dei pasti stimola le papille gustative ed è un valido aiuto alle persone inappetenti.
Vengono anzitutto impiegate le foglie mature fatte essiccare senza peduncolo, mentre è consigliabile non usare le foglie giovani, perché contengono una sostanza che può essere nociva. L’olio essenziale viene adoperato per uso esterno contro i dolori reumatici e contro le contusioni, sugli ascessi, ulcere, micosi della pelle dovute a funghi, nelle psoriasi e contro la caduta dei capelli, ma anche sul pelo degli animali per mantenere lontani i parassiti.
Qualche foglia secca collocata nei barattoli del riso, della pasta e dei legumi serve ad evitare la formazione delle farfalline. Le bacche o drupe vengono impiegate per il famoso liquore laurino, che è un potente disinfettante contro le infezioni ed in più aiuta la digestione. È possibile preparare uno sciroppo a base di lauro nel seguente modo.
Bisogna raccogliere le bacche ben mature a novembre, poi stenderle all’ombra ad asciugare per un paio di giorni. La ricetta prevede 500 grammi di bacche, 500 grammi di zucchero, un litro d’alcool a 95°, un litro d’acqua, 4 chiodi di garofano, un pezzo di cannella, tenuto in infuso per 30 giorni. Una volta che l’infuso sarà raffreddato si uniscono le bacche leggermente strizzate e si fa stagionare in luogo fresco e buio per almeno due mesi.
Mirta
0 Commenti
Siamo spiacenti, nessuno ha ancora lasciato un commento !
Ma puoi essere il primo: lascia un commento !