TRINO. In concomitanza con il Giorno della memoria il Comune di Trino ha organizzato una serie di eventi in collaborazione con altri enti e associazioni. Nell’occasione sono stati editi due scritti: Gli anni della persecuzione antiebraica di Franco Crosio e Bruno Ferrarotti, a cura dell’associazione culturale Gruppo senza sede, e Dal campo del Milan al campo di Sirnach. Vita dell’ebreo trinese Riccardo Luzzati di Pier Franco Irico, presidente della locale sezione Anpi.
Crosio e Ferrarotti hanno ripreso ed integrato un lavoro redatto per il 70° anniversario della promulgazione delle leggi razziali; il motivo è chiarito nelle prime pagine, che seguono la poesia di Brecht Prima vennero: «continuano a palesarsi svariate e preoccupanti esplosioni di intolleranza e disprezzo verso determinati individui o particolari collettività».
I punti focali toccati dall’agile ma densa trattazione sono la rimozione della memoria, l’iter legislativo littorio che percorre una strada a sé stante, non di stretta dipendenza nazista, l’adesione pronta e prona della società “civile”.
Analizzano quanto accadde dalle direttive nazionali all’applicazione nella provincia di Vercelli e nella città di Trino, il sequestro dei beni, i certificati di appartenenza alla razza ebraica, la segregazione, la deportazione. C’è chi li aiuta, chi perde tutto, chi applica burocraticamente le circolari e chi aderisce scientemente: con accuratezza storica e senso critico vengono citati documenti, atti, nomi e cognomi. Di tutti. Perché occorre essere consapevoli, oggi, che una generazione venne cresciuta sotto la spinta educativa «d’una prima, embrionale coscienza razzista».
La ricerca di Irico porta alla luce una vicenda meno tragica rispetto ad altre che ha rivelato in passato, ma emblematica e particolare. Riccardo Luzzati, classe 1873, proveniva da una famiglia benestante, studiò ingegneria, le sue capacità professionali nell’ambito del trasporto ferroviario lo condussero a ricoprire, tra gli altri, gli incarichi di direttore generale delle Ferrovie Nord di Milano e di deputato.
Dall’oggi al domani vennero “accolte” le sue dimissioni e dovette emigrare in Svizzera con la famiglia: «dovettero fuggire dalla ferocia di altre persone che le braccavano, e potersi salvare così dalla morte. Dalla morte, non da qualcos’altro».
Si salvò per le amicizie precedentemente instaurate, per il credito accordatogli, per le garanzie che vennero date a fronte delle maglie strette delle legislazione elvetica, spunto di riflessione proposto sia dall’autore che nell’introduzione, scritta dall’assessore Patrizia Massazza, che pone in parallelo gli sbarchi di Lampedusa.
Silvia Baratto
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