VERCELLI. (c.car.) Medico, cofondatore nel 1972 della Società Storica Vercellese e dal 2011 direttore della pubblicazione della Società, il Bollettino Storico Vercellese, Giorgio Tibaldeschi è autore di moltissimi studi di storia vercellese, curatore di alcuni volumi e autore della monografia Giuseppe Maria Olgiati (1751-1807). L’autobiografia di un aristocratico vercellese, edita nel 2011. Sul numero 11-12 del Bollettino Storico Vercellese, datato 1978, egli aveva appuntato la sua analisi su Una farmacia del ‘700 a Crescentino.
Proprio al XVIII secolo risale «il tentativo più serio di riformare, sulla scorta dei dati sperimentali, la complicata farmacopea che si era venuta accumulando nel corso dei secoli. Ma i nuovi principi stentavano ad affermarsi e nella pratica i medici continuarono a prescrivere e gli speziali a preparare specialità medicinali di efficacia garantita più da una radicata tradizione che da un effettivo valore terapeutico».
Tre interessanti testimonianze crescentinesi di questo fenomeno sono inventari del 1718 (relativo a una piazza e bottega di speziale appartenuta a Bartolomeo Ferrero, poi a G. Giacomo Ferrero e ad un terzo chivassese, G. Battista Gatto), 1733 (gli eredi Gatto vendono a Filippo Francesco Marrone) e 1749 (Grisante Monateri cede al figlio Giuseppe Antonio metà della piazza e bottega di speziale che possiede in società con Marrone e la fondicheria, o drogheria).
Altro segnale dell’importanza dell’attività degli speziali locali, che nel 1682 si erano riuniti in Collegio, con un proprio presidente, è il fatto che la via dove venne costruito l’Ospedale di Santo Spirito era chiamata in antico Contrada dei Semplici (farmaci che non necessitano di preparazione).
Un editto ducale del 1696 su 434 piazze di speziale complessive ne istituiva due a Crescentino, salite a tre nel 1732.
Da documenti secenteschi sono resi noti i nomi di alcuni speziali attivi a Crescentino, Teodoro Ferraris, Giovanni Viale, Carlo Francesco Tibaldeschi, Giacomo Ferrero, ma non si conoscono altri dettagli sulla loro attività.
Molte notizie emergono invece dai tre inventari, tra curiose specialità (dalla conserva di ribes alla confessione di giacinto, sale di Saturno e onguento per l’unghie dei cavalli, per citarne alcuni), la decadenza di teorie superate accanto alla persistenza di usi legati alla superstizione (carne di vipera, olio di scorpione…), fino ai libri indice dello stato di aggiornamento professionale, il più recente vecchio di cinquant’anni.
Giorgio Tibaldeschi, Una farmacia del ‘700 a Crescentino,
in “Bollettino Storico Vercellese” n. 11-12, 1978, pp. 31-43.
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