TORINO. (r.e.) Presentato il rapporto Unioncamere.
È stato recentemente presentato l’XI Rapporto sull’internazionalizzazione del Piemonte, a cura di Unioncamere Piemonte.
Nonostante la fase recessiva, nel 2012 il Piemonte ha confermato una buona capacità di cogliere le sfide poste dal mercato globale, sia in termini di attrattività di investimenti diretti esteri e di turisti stranieri che di competitività, grazie alla continua crescita delle proprie vendite all’estero di beni e servizi.
«L’internazionalizzazione del Piemonte – commenta Ferruccio Dardanello, presidente Unioncamere Piemonte – continua a crescere ed è proprio questa crescita, sostenuta anche dalle esportazioni, che rappresenta un elemento strategico per lo sviluppo del nostro territorio, da perseguire continuando a programmare politiche efficaci e misure ad hoc in grado di rafforzare la presenza e la credibilità delle nostre imprese sui mercati esteri. Il sistema camerale deve quindi continuare a lavorare con impegno per sostenere il nostro sistema imprenditoriale e, allo stesso tempo, impegnarsi per ridurre tutti quegli ostacoli strutturali che rappresentano un peso oneroso per le nostre aziende».
Nei primi 9 mesi del 2013 il valore delle esportazioni piemontesi ha raggiunto i 30,4 miliardi di euro, registrando un aumento del 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2012. La dinamica realizzata dall’export regionale è in controtendenza rispetto al dato medio nazionale, che risulta in calo dello 0,3% rispetto al periodo gennaio-settembre 2012.
Quanto ai mercati di sbocco delle merci piemontesi, il bacino dell’Ue-28 ha attratto il 57,5% delle esportazioni regionali, contro il 42,5% dei mercati situati al di fuori dell’area comunitaria. In merito alla dinamica esibita dalle vendite piemontesi, la crescita è risultata positiva per le esportazioni dirette ai partner extra Ue- 28 (+8,9%), e negativa per quelle destinate complessivamente all’Ue-28 (-1,2%). Per queste ultime si rileva come la crisi recessiva dell’area euro stia ancora manifestando i suoi effetti negativi sugli scambi intraregionali dell’Unione Europea considerata nel suo complesso.
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