Alla vigilia del congresso del Pd, i militanti che non si riconoscono in Renzi si radunano mercoledì 29 al Cinema Italia con l’altro candidato alla segreteria del partito. I fan di Emiliano – per ora – non pervenuti
VERCELLI. Che all’interno del Pd il Laboratorio Democratico Vercellese non fosse propriamente un tempio del renzismo lo si era capito da un po’. Ora che il partito si è scisso – fuori D’Alema, Bersani, Speranza, Rossi, Errani e qualche decina di parlamentari – e quel che ne rimane va a congresso, l’associazione non si scioglie e prosegue il suo lavoro politico-culturale ma i suoi fondatori prendono strade diverse, con un denominatore comune: non con Renzi.
Norberto Greppi esce dal partito per dare vita a un gruppo locale di Mdp-Articolo 1; il referente in Piemonte è il senatore alessandrino Federico Fornaro, che è stato ospite del Laboratorio al Circolino dell’Isola poche settimane fa.
Gabriele Bagnasco e Alessandro Bizjak, invece, restano nel Pd e, in vista del congresso, hanno dato vita a un comitato di sostegno alla candidatura di Andrea Orlando, il principale competitor di Renzi per la segreteria del partito. Con loro fanno parte del comitato vercellese anche Nello Pietropaolo, Filippo Campisi, Sara Rocutto, Graziella Savoini e Ivano Brunetta, oltre a diversi sindaci come Emiliano Guarnieri di Palazzolo, Claudia Demarchi di Fontanetto Po, Anna Rigazio di Cigliano (circolo dove si è già votato: ha stravinto Renzi con 25 voti, solo 3 a Orlando), Sergio Svizzero di Quarona e Alessandro Portinaro di Trino (altro circolo dove ha vinto Renzi 21 a 13); Portinaro ha anche il ruolo di coordinatore della mozione Orlando a livello provinciale.
Per sostenere il candidato l’hanno invitato a Vercelli: Orlando – 48 anni, attuale ministro della Giustizia – sarà presente a un incontro pubblico mercoledì 29 aprile alle 21 al Cinema Italia di piazza Paietta.
«Il documento congressuale di Orlando – spiegano gli organizzatori -, dal titolo “Unire l’Italia, Unire il Pd”, concentra la sua attenzione sulla necessità di combattere le disuguaglianze e “ridurre le distanze economiche, sociali e culturali”, invertendo una tendenza (che non è solo italiana) che spinge gran parte della popolazione ai margini della società. “Costruiamo con parole nuove quella che deve essere la nostra bandiera: l’uguaglianza” ha dichiarato in apertura della sua campagna elettorale. Un Partito Democratico che sia il perno del centrosinistra, capace di includere e non di dividere, per candidarsi a continuare a guidare il nostro Paese».
L’appuntamento di mercoledì sera, aggiungono, è «importante non solo per i sostenitori del candidato, ma per tutto il popolo democratico e per chi è interessato alla politica».
[nella foto: Gabriele Bagnasco, Alessandro Bizjak, Alessandro Portinaro, Nello Pietropaolo, Sara Rocutto, Claudia Demarchi, Anna Rigazio ed Emiliano Guarnieri]
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Ultima occasione per i non iscritti al PdR
Dei tanti iscritti, militanti, simpatizzanti del Partito Democratico che in questi ultimi anni hanno patito la trasformazione del Pd in PdR (Partito di Renzi), con tanto di “giglio magico” e annessi e connessi, una buona parte ha già deciso – non senza dubbi e travagli – di lasciare la “ditta” e guardare altrove. Anche a Vercelli e dintorni. Di quelli che – pur critici con il leader e le sue idee – sono rimasti, la candidatura di Orlando alla segreteria è l’ultima spiaggia: o in questo congresso il partito riuscirà a ridimensionare il rignanese, oppure è prevedibile che altri usciranno dal Pd per cercare (o costruire) una casa politica altrove.
I primi dati – molto parziali – che arrivano dai circoli danno Renzi al 55%, Orlando al 35 ed Emiliano al 10. Entro un mese o poco più sapremo che ne sarà del Partito Democratico. E se, come è probabile, Renzi riuscirà a riaffermare la sua egemonia sul partito, vedremo quanti di questi non-renziani – per motivi di storia personale, per paura dell’ignoto, per convenienza o per altro – resteranno ancora lì, sperando di trasformare un partito che non è più il Pci, non è più il Pds, non è più il Ds ma soprattutto non è più il loro. (u.l.)
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