
CASALE MONFERRATO. Giovedì, in 6 gradi, il comico napoletano Giobbe Covatta, affronta il tema dei cambiamenti climatici. Lunedì 3 e Martedì 4 febbraio va in scena il dramma di Checov “Zio Vanja” con la regia di Bellocchio.
La sezione “Stile libero” della stagione teatrale casalese si apre con Giobbe Covatta e il suo ultimo spettacolo 6 gradi. In scena giovedì 30 gennaio, il comico affronta il problema dei cambiamenti climatici, cosa accadrà se nel prossimo secolo la temperatura del pianeta salirà, appunto, di 6 gradi. La risposta è basata su calcoli matematici e prospettive ecologiche, dando così allo spettacolo la forma di una serata di divulgazione scientifica. Partendo da questa base Covatta dipana più matasse: oltre a quella climatica affronta l’emergenza sociale, economica, della sopravvivenza. Le conseguenza piovono a cascata, ciò che a una generazione parrà un problema affrontabile si rivelerà essere un cataclisma per quella seguente. Ecco allora ipotizzare come si vivrà tra cent’anni, il futuro visto con gli occhi del presente. Ironia e scienza si uniscono, la satira politica e sociale sembra proiettata lontano, ma è solo un’illusione.
Trovare soluzioni, arrangiarsi fino all’ultimo minuto, capire troppo tardi che le scelta fatte in precedenza, che sono quindi le nostre, hanno impoverito e accelerato la fine dell’umanità. Molte risate a teatro, a casa un po’ di riflessione.
Nelle foto:
- qui sopra: Giobbe Covatta in 6 gradi.
- in alto: Sergio Rubini e Michele Placido in una scena di Zio Vanja.
Un classico del teatro, Zio Vanja di Anton Cechov, è portato in scena lunedì 3 e martedì 4 febbraio da Sergio Rubini e Michele Placido; i due famosi attori sono diretti da Marco Bellocchio. Drammatico, uno dei capolavori dell’autore russo, Zio Vanja è un intreccio di conflitti umani irrisolti, pare che avvengano fatti importanti, che i personaggi si scontrino e si perdano, si ritrovino e si avvicinino, ma in realtà tutto scorre senza movimento.
Vanja cerca di uccidere il cognato, la cui giovane moglie si è invaghita del medico, ma teme lo scandalo; anche la figliastra lo ama, ma l’uomo sprofonda nel bere e non vede nulla. Non morirà nessuno, i due uomini torneranno alle loro esistenze, distanti ma parallele. I giorni si inanellano patetici e grigi, Cechov ritrae ciò che vede: il teatro che fa spettacolo non riflette sul palco la platea, portandolo a riflettere su ciò che fa, che definisce vivere.
Nell’estate Zio Vanja diventerà un film, ma niente riprese dal vivo in teatro, la cornice sarà una masseria nell’Italia meridionale. Il regista porterà il dramma ottocentesco ai giorni nostri per ribadirne la forza e il carattere di ritratto impietoso, di denuncia.
Silvia Baratto Per informazioni e prenotazioni 0142.444314.
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