Santhià. (r.c.) Una mattina di novembre come tante. E anche quella mattina il santhiatese Luca Conti è alla stazione: aspetta il Regionale delle 6 che lo porta a Milano, dove lavora. Ma anche quella mattina, come tante altre, i minuti passano e il treno non arriva. Dieci, venti minuti: prima l’altoparlate annuncia che è in ritardo, poi… che è stato soppresso. Conti, insieme ad altri pendolari, chiede al capostazione di far fermare il treno successivo – un Frecciabianca diretto a Milano; poi occupa i binari, e il Frecciabianca viene fatto fermare.
Ma intanto arrivano i carabinieri e lo identificano: solo lui, gli altri forse sono più svelti a risalire sul marciapiede. E ora, dopo tre mesi, Conti si vede recapitare a casa la notifica dell’avvio di indagini per “interruzione di pubblico servizio”. Dovrà nominare un avvocato.
Commenta Cesare Carbonari, portavoce del comitato pendolari della Torino-Milano: «Quando un treno viene cancellato si deve autorizzare la fermata dei frecciabianca a Chivasso e a Santhià. È quello che chiediamo al presidente della Regione Piemonte e all’assessore regionale ai Trasporti. È inconcepibile che un pendolare venga denunciato e rischi l’arresto per un fatto che poteva essere evitato».
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