Saluggia. (r.g.) La Terza Sezione della Suprema Corte ha accolto buona parte del ricorso formulato dalla Procura vercellese. Annullati una serie di “non luogo a procedere” pronunciati dal giudice Paolo Bargero all’udienza del 7 maggio 2013: si torna in aula.
C’erano un “non luogo a procedere” dietro l’altro, nella sentenza emessa il 7 maggio 2013 dal Giudice per le indagini preliminari Paolo Bargero all’udienza su “Edilizia connection”, l’indagine condotta dalla Procura vercellese su una serie di pratiche edilizie del Comune di Saluggia negli anni in cui era sindaco Marco Pasteris e responsabile dell’ufficio tecnico Antonello Ravetto. La Procura aveva presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza, e il 17 luglio scorso la Terza Sezione della Suprema Corte ha pronunciato la propria sentenza: annullamento di buona parte dei “non luogo a procedere” decisi da Bargero. Sul capo d’imputazione 6, per esempio: quello che vedeva imputati Ravetto e Pietro Coppo relativamente alla divisione di un’area edificabile in due (SUE 9A e SUE 9B): Ravetto – secondo l’accusa – aveva operato “senza porle al vaglio del Consiglio comunale” e aveva rilasciato i permessi di costruire “senza ottenere i pareri degli enti competenti e conteggiando in modo errato i limiti di edificabilità, agevolando il proprietario Coppo che con tale procedura avrebbe ceduto alla collettività solo 2950 mq dell’area anziché i previsti 4850”. Su questo punto, dice la Cassazione, si torna in aula.
Come si torna in aula sul capo d’imputazione 13, relativo alla pratica edilizia n. 12/11 “con oggetto la ristrutturazione di un fabbricato di civile abitazione di proprietà di Luca Pasteris, progettata dal geom. Maria Grazia Balegno”: secondo l’accusa, nella pratica mandata avanti da Ravetto manca la documentazione necessaria all’istruttoria. E così sul capo 14, il permesso di costruire relativo alla stessa pratica, rilasciato “procurando intenzionalmente a Luca Pasteris, proprietario del fabbricato, un ingiusto vantaggio patrimoniale determinato da un aumento di volumetria e di superficie utile del fabbricato”. Idem sul capo 15: Ravetto – sempre secondo l’accusa – “abusando della sua qualifica, con artifizi e raggiri consistenti nel calcolare non correttamente la volumetria induceva in errore l’Amministrazione comunale procurando un ingiusto vantaggio a Luca Pasteris, che a fronte del pagamento del tributo previsto dalla norma versava 260 euro, corrispondenti a un terzo del dovuto, con danno per il Comune di Saluggia di 1000 euro”.
Simile la motivazione con cui è stato annullato il “non luogo a procedere” per il capo d’imputazione relativo alla pratica edilizia 29/08, in cui – secondo l’accusa – Ravetto non calcolò il sottotetto “inducendo in errore il comune e procurando un ingiusto profitto a Manilio Romeo e Lucia Sobrà, che a fronte del pagamento del tributo previsto dalla norma versavano metà del dovuto, con danno per il Comune di 1700 euro”. E così via.
Nell’estate scorsa, interrogato sulla possibilità che anche il Comune di Saluggia promuovesse ricorso contro la sentenza del gup Bargero, il sindaco Firmino Barberis aveva risposto: «La sentenza è chiara, spero che questa vicenda si concluda in fretta». Evidentemente la Cassazione non la pensa come lui.
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