Crescentino. (b.l.) Mentre nel centrodestra Piolatto pone l’aut-aut a Greppi: se non ho la garanzia di fare il vicesindaco non entro in lista. Mosca ha già presentato il simbolo e snocciola i candidati uno alla volta. Spunta anche il Movimento 5 Stelle.
Con il passare dei giorni in città cresce la consapevolezza che «stavolta è diverso»: a meno di modifiche legislative dell’ultim’ora (c’è un decreto in discussione in Parlamento), chi vince le elezioni – anche con un solo voto in più degli altri – ne porta in Consiglio 7, e chi perde ne porta 3. Ma se chi perde sono tre liste, e le tre liste più o meno si equivalgono, in Consiglio entra uno solo per lista: il candidato sindaco. Gli altri, fuori. Ecco quindi che, per le liste che sulla carta difficilmente possono ambire alla vittoria, è difficile trovare portatori di voti che si candidino con il solo scopo di aiutare il capolista. La frase della settimana è: «ti appoggio dall’esterno»; così se le elezioni vanno bene mi ringrazi, e se vanno male non mi sono esposto, perché il mio nome in lista non c’era. La città pullula di “appoggiatori dall’esterno”.
Greppi punta sull’«usato sicuro» ma deve accontentare Piolatto
Fabrizio Greppi, tessendo la sua tela, sta mettendo insieme una lista unitaria di centrodestra, consapevole che se ci riesce si porta in notevole vantaggio rispetto ai competitors. è partito dall’«usato sicuro » (la sua vecchia Giunta) coinvolgendo Maurizio Chiocchetti (Ncd), Enrico Borgondo, Giuseppe Arlotta (Fratelli d’Italia) e Carmine Speranza, e sta cercando – come si usa dire – «volti nuovi nella società civile». L’ex sindaco «più votato nella storia di Crescentino», come ama dire, ha però due problemi. Il primo – e non è un problema da poco – ce l’ha con Forza Italia: Riccardo Piolatto ha mandato avanti il dominus Luca Pedrale a chiedere, da subito, l’incarico di vicesindaco. C’è da capirlo, Piolatto: nel suo partito continua a vedere gente che porta a casa ogni mese, tra prebende e rimborsi (Pedrale docet), buste cospicue; o gente che, per il solo fatto di avere in tasca la tessera di quel partito, viene catapultata in consigli d’amministrazione lautamente retribuiti (l’ultimo caso, Canova alla Fondazione Crt, l’ha fatto imbestialire); lui invece, che in questi anni ha speso discrete sommette nelle campagne elettorali (per il Comune e per il seggio vercellese in Provincia), deve continuare ad accontentarsi dei modici gettoni di presenza. Siccome non c’ha scritto “giocondo” in fronte, ora reclama il posto fisso (lo stipendio da vicesindaco a Crescentino non è da buttar via). Richiesta cortesemente respinta al mittente dagli altri colleghi di lista, che gli dicono: nessun incarico assegnato a priori, ce la giochiamo e vediamo chi prende più preferenze. Il massimo che gli concedono è «se sei eletto tra i primi quattro ti scegli le deleghe». Ma vicesindaco a priori, no. Glielo dice Greppi («tutti devono avere la stessa possibilità di uscire»); e glielo dice soprattutto Speranza, uno che di preferenze ne raccoglie sempre tante (l’ultima volta 267, più di Greppi) e che cinque anni fa aveva appena fatto in tempo a sedersi sulla poltrona di vicesindaco quando è stato cacciato, con tutta la compagnia, dal golpe di Tasso & C; come se ti facessero alzare da tavola quando hanno appena portato gli antipasti: ovvio che l’acquolina ti resta. Oltretutto Piolatto sa che la situazione non è più quella di cinque anni fa, quando – come capolista – poteva contare anche sui voti della Lega Nord e del Gruppo Tasso, che ora non ha più. E siccome la concorrenza in lista è forte, rischia di restar fuori dalla Giunta. I prossimi giorni sono decisivi per capire se Pedrale riuscirà a ottenere qualche garanzia per il suo protetto e saldare così «l’accordo» con Greppi. Al momento, comunque, la situazione è di rottura, con Piolatto che fa l’offeso: «siamo fermi a cinque anni fa, l’unica differenza è che ora sono disponibili a prendermi». Ma «l’accordo» non c’è, e Piolatto minaccia: «potrebbero esserci delle sorprese, la volta scorsa abbiamo fatto la lista in quaranta giorni. Greppi e compagnia perdono un’altra occasione». Il secondo problema di Greppi sono le “quote rosa”: in lista finora ha tutti maschi, almeno tre donne deve trovarle. La volta scorsa ne aveva messe in lista quattro (Debora Greco, Anna Maria Rallo, Milena Birocco e Alessandra Ambrosino) che tutte insieme raggranellarono a malapena 130 voti. Urge trovare qualche candidata un po’ più forte.
“Crescentino ricomincia”: nuovi innesti per rinforzare l’organico di Mosca
Il vulcanico avvocato parte dagli 870 voti di cinque anni fa, quando era un neofita della politica. Ora che, dopo – dice lui – «cinque anni di opposizione attenta e propositiva» a Crescentino lo conoscono tutti, spera che quella base sia lievitata. Intanto ha rilucidato il simbolo, aggiungendo “il candidato sindaco indipendente”. Mosca è inoltre consapevole del fatto che, oggettivamente, nel 2009 la sua lista era deboluccia: tolti il collaboratore Pierpaolo Chiorazzo (158 preferenze), il fratello Paolo (103: tutti quelli che scrivevano “Mosca” vicino al simbolo) e il fido Pino Pezza (48), tutti gli altri stavano dai 35 voti in giù. Troppo pochi per sostenerlo nella sua ambizione di fare il sindaco. Ecco quindi che a questo giro rafforza la squadra con alcuni candidati che cinque anni fa erano in altre liste: Mario Guida (che a capo di “Giovani di Crescentino” aveva raccolto 192 voti) e Pino Rotondo (che in “Amare Crescentino” ne aveva presi 59). Basteranno?
Pd: fiducia ad Allegranza sostenuto da tanti giovani
Per il Partito Democratico, che nei comunicati parla della consiliatura che si va chiudendo come di «cinque anni nel complesso positivi», l’esperienza amministrativa con Marinella Venegoni è stata devastante: ora il direttivo del Circolo all’unanimità chiede a Franco Allegranza di candidarsi a sindaco, lui forse accetterà (non ha ancora sciolto la riserva) ma dietro c’è il vuoto. In settimana una task force democratica incontrerà gli amministratori uscenti per sondare la loro disponibilità a ricandidarsi, ma pare proprio che gli amministratori uscenti non ne vogliano più sapere: Demetrio Malara conta i giorni che mancano al 25 maggio, Fabio Ratto – per motivi suoi, personali e di lavoro – lascia la città, Fabrizio Casa è più che indeciso. Si prospetta una lista Allegranza imbottita di giovani: viva il rinnovamento, facendo di necessità virtù. A ciò si aggiunge lo psicodramma collettivo delle “primarie”: tutti che le chiedono (sui blog), nessuno che vada al Circolo Pd a proporle ufficialmente. L’unica che le sollecita, mandando avanti un altro, lo fa per azzoppare Allegranza. Il segretario Maurizio Ravarino ricorda a tutti che per fare le primarie ci sono delle regole: «se Venegoni le chiederà prenderemo in considerazione la richiesta; ma i candidati devono essere legati a un programma, e dobbiamo seguire lo statuto del Pd». E comunque: nel 2009, quando la lista era una coalizione e c’erano dentro Gallo (Sellaro), Angelone e Rotondo, si raggiunsero quasi i 1600 voti. E stavolta, se il Pd corresse da solo?
Massa è “ancora” candidato ma rifugge le primarie
Da giorni il “pissi pissi” – come lo chiama il blogger Mauro Novo – è «vedrai che fra poche ore Gabriele Massa ritira la candidatura» (che ufficialmente, peraltro, non ha mai avanzato). Di certo il giovane neovicesindaco non sembra bruciare dalla voglia di sottoporsi a elezioni primarie: «non devo essere io a chiederle, è uno strumento del Pd; comunque ora siamo in ritardo, organizzare la macchina elettorale non è semplice. Le primarie le aveva chieste Giovanni Taverna, che è anche tesserato al Pd, ma ormai s’è capito che il Circolo è coeso su un nome: vada avanti, a prescindere dalle scelte altrui». E se il Pd insiste su Allegranza, lui che fa? «Cercherò di resistere alle tentazioni, per senso di responsabilità e di correttezza verso chi si propone». Coraggio, fra qualche ora sapremo. Riecco Alati, che dietro di sé raduna la sinistra non-Pd (e qualcun altro) Come quei cantanti che spariscono, non li senti per tutto l’anno ma puntualmente li rivedi ogni volta che c’è il Festival di Sanremo, lo stesso accade nella politica di Crescentino: all’approssimarsi delle elezioni comunali ecco che salta fuori Leo Alati. Che dieci anni fa era candidato sindaco contro Greppi, cinque anni fa era in lista con Greppi, e ora torna con la lista “Avanti Crescentino”: «la mia scelta nasce dal caos che si è creato, dall’esigenza che i crescentinesi sentono». Dice che non farà accordi con partiti o gruppi, «che spesso sono sigle vuote», ma la lista che si prospetta è piuttosto eterogenea: potrebbe candidare qualche esponente di Sel (la giovane Rosato), cercare – ma è tutto da vedere – l’appoggio del Gruppo Tasso (esterno, o con la candidatura di Franco Ajmino) e forse imbarcare Salvatore Sellaro con i suoi “Cittadini contro la casta” (Franco Raviolo e Rocco Fiorno). Tutti consapevoli del fatto che, ben che vada, con la nuova legge elettorale in Consiglio comunale ne mandano uno: Alati. Ma uno è meglio di zero.
C’è anche il Movimento 5 Stelle: incontro venerdì al bar Tournon
Buon ultimo arriva il Movimento 5 Stelle, che ha organizzato un incontro per la sera di venerdì 14 al bar del Parco Tournon. Il promotore della serata è Gianni Mirandola, che però mette subito le mani avanti: «io non sarò candidato». E spiega: «si è già svolto un primo incontro venerdì scorso, c’erano una trentina di ragazzi». Seguiranno la linea guida nazionale: si potrà candidare chi ha la fedina penale pulita, non ha tessere di partito e non ha già amministrato per due mandati: «chi è interessato farà la sua discussione e starà dentro, altrimenti pazienza. Qui non è come nei partiti, dove si entra per cambiarli, qui si entra per cambiare il Paese». E prevenendo la domanda d’obbligo risponde: «Sellaro non c’entra niente con i Cinque Stelle».
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