CRESCENTINO. (u.l.) L’associazione ha chiesto chiarimenti sull’ “assetto cogenerativo“.

Il 28 maggio scorso, quindi più di sei mesi fa, Legambiente del Vercellese – a firma del suo presidente Gian Piero Godio – ha scritto al Comune di Crescentino. Lettera indirizzata al sindaco, ai capigruppo consiliari, al segretario comunale e al servizio urbanistica e ambiente, con cui dimostrava che “la formula del Limite termico, utilizzata dalle parti (proponente, Comune e ricorrenti, ndr) e dal Tribunale Amministrativo Regionale per verificare l’assetto cogenerativo” della centrale a biomasse CH4 di zona Rabeto “risulta inferiore a 0,15”.

“Tale impianto – scrive Legambiente – non potendo definirsi «in assetto cogenerativo», difetta quindi di uno dei presupposti per essere autorizzato dal Comune con Procedura Abilitativa Semplificata”, “ma deve essere validato dalla Provincia con procedura ordinaria”. In effetti è proprio così: sia il proponente CH4, nella relazione progettuale redatta dal suo tecnico Chiabrando, sia l’ufficio tecnico del Comune nella determina autorizzativa, sia il Tar nella sentenza relativa al ricorso proposto dai residenti sono tutti d’accordo su un punto: “è pacifico tra le parti – scrivono i magistrati amministrativi – che può definirsi operante in assetto cogenerativo un impianto che produca, in modo integrato, energia e calore e contestualmente presenti un Limite termico non inferiore a 0,15”.

Il problema, per la CH4 e per il Comune, è che quella soglia di 0,15 non è mai stata raggiunta, perché la sola fornitura di calore a scuola media e auditorium non è sufficiente – come dimostrato dalle formule pubblicate da la Gazzetta - a far definire l’impianto “operante in assetto cogenerativo”, e la millantata fornitura al supermercato è stata una solenne turlupinatura. E non è questione di lana caprina: perché o il Comune conferma che è stato corretto, in fase istruttoria e autorizzativa, applicare la formula del Limite termico: e allora deve revocare l’autorizzazione perché non era legittimato a concederla. Oppure il Comune cambia le carte in tavola, a posteriori, e afferma che il calcolo dell’assetto cogenerativo va fatto su altri parametri (il PES, per esempio, acronimo di Primary Energy Saving): ma allora deve revocare l’autorizzazione perché riconosce di aver utilizzato la formula sbagliata, inficiando fin dall’inizio la validità dell’istruttoria (e anche delle motivazioni portate al Tar).

Quale che sia la strada che sceglie, insomma, il Comune lo sbocco è sempre lo stesso: la revoca dell’autorizzazione. Cosa ha deciso di fare il Comune? Di far finta di niente. Legambiente ha inviato un primo cortese sollecito ad agosto, un secondo a novembre, e il Comune continua a tacere: nessuna risposta. Né dagli uffici né dagli amministratori. Un palazzo – l’abbiamo già scritto, lo ribadiamo – popolato dalle celebri scimmiette: non vedo, non sento e non parlo.