Crescentino. Vicino al cimitero: alcuni cittadini hanno raccolto firme per abbatterli, altri si oppongono. Li aveva piantati don Giuseppe Bianco. Una lettera al vescovo, l’intervento della Forestale.
La frazione San Grisante ha un piccolo santuario, la Madonna delle Grazie, posto accanto al cimitero, che è di proprietà degli abitanti: fatto che ha riscontri analoghi solo in altri due o tre in tutta Italia. Per arrivarvi, lasciando la strada che attraversa l’abitato si segue un percorso che un tempo era scandito da statue e alberi, ora è in stato di semi abbandono.
Tra il cimitero e il santuario vi sono quattro tigli (perlomeno: gli abitanti sostengono essere dei tigli); recentemente Silvano Botto, residente nella frazione, ha raccolto le firme degli abitanti per far abbattere gli alberi, a motivo dei danni e disagi che a suo parere stanno portando alle cappelle del cimitero, tra le quali vi è anche la sua: infatti ritiene che le radici sollevino il fondo e consentano all’acqua di passare e quindi per questo motivo l’area sottostante il pavimento è allagata.
L’adesione degli abitanti della frazione è stata pressochè unanime; buon ultimo anche il consigliere comunale Gianrico Graziano ha apposto la sua firma. La notizia ha fatto il giro delle famiglie ed è arrivata anche a Marisa Ravarino, vedova del medico Giovanni Ravarino mancato l’anno scorso: la signora, sebbene residente a Torino, trascorre buona parte della settimana a San Grisante.
La Ravarino si dice convinta che quanto accaduto abbia il benestare del parroco, don Emiliano, che «in passato ha già fatto abbattere molti alberi; voleva far tagliare i tigli davanti alla chiesa perché toccava a lui l’incombenza di pulire le foglie e farli potare, poi ci ha ripensato perché il Comune se n’è accollato l’onere. Nel viale che porta al cimitero ha fatto abbattere gli alberi perchè davano fastidio alle mietitrebbie, piantando dei pini che adesso sono appena 3-4 metri, mentre gli altri erano molto più alti. Poi è toccato ai tigli vicino al cimitero, quando bastava spostare la cancellata della chiesa. Ora ne sono rimasti quattro», oggetto del contendere. La Ravarino sostiene che «quando sono stati avvicinati per farli firmare, gli abitanti hanno chiesto cosa ne pensassi io; e chi ha raccolto le firme ha detto loro che io ero d’accordo e quindi hanno firmato anche gli altri». Ma non era d’accordo affatto: a dimostrazione della sua contrarietà, dopo averne discusso con Botto ha scritto al vescovo e alla sindaca Marinella Venegoni; è successivamente stata informata che le guardie forestali, chiamate dal Comune, hanno effettuato un sopralluogo, e la sindaca è in attesa del verbale stilato in quell’occasione. Da quanto riferito pare che abbiano rilevato che essendo un’area privata e non trattandosi di un’estensione alberata non è di loro competenza, anzi le piante sarebbero entro la fascia di rispetto del cimitero. Nulla comunque di ufficiale è ancora giunto agli interessati. Intanto anche la Ravarino attende, oltre a un riscontro del Comune, anche quello del vescovo: «non mi ha neanche risposto». «Sono molto delusa – conclude la signora – dal comportamento di questa gente. La pianura padana è stata disboscata, questi alberi offrivano anche ombra, piantarne altri non è la stessa cosa, occorre tanto tempo perché siano di nuovo così alti».
Interpellato sull’argomento, Dante Balzola – anch’egli residente a San Grisante – propone un aspetto diverso e complementare della questione. «Chi aveva piantato gli alberi e messo le statue era stato don Giuseppe Bianco, aveva fatto molto per San Grisante, l’aveva abbellita. Si potrebbero riprendere le sue idee, anche per rispetto verso il sacerdote. Se le trebbie sono in difficoltà si possono sostituire le piante, un po’ di attenzione e le statue non cadrebbero perché viene a mancare il terreno sottostante ». A suo avviso si possono trovare soluzioni «purché si metta un po’ di buona volontà».
Silvia Baratto
Nella foto: Le quattro piante sono accanto al muro del cimitero, appena prima del santuario della Madonna delle Grazie.
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