CRESCENTINO. (b.l.) CONSIGLIO COMUNALE Variante: si abbandona la procedura in corso dal 2012 per iniziarne una nuova. Taverna: no a nuove case popolari, danno troppi problemi. Balboni: il tuo è un discorso da vecchi.
La riunione di Consiglio comunale del 4 febbraio si è aperta con una prolusione della sindaca Marinella Venegoni su due recenti comunicazioni del Segretario comunale: la questione dei rapporti del personale comunale con il pubblico (l’ormai celeberrimo «dare del lei») e la riformulazione della richiesta di convocazione a motivo della dicitura errata circa chi sia il legittimo rappresentante dell’Amministrazione (il perfido Gian Maria Mosca l’aveva indirizzata, anziché a Venegoni, al vicesindaco Allegranza). Mosca ha ribadito che «il vice l’ho trovato ogni mattina, pur con le divergenze assolute ». La sindaca: «E Renzi, allora?». E Mosca: «Non mi costringa a confrontare le capacità di Renzi con quelle di altre persone».
Comunque. La seduta è stato convocata su richiesta di tre consiglieri – Gaetano Angelone, Gian Maria Mosca e Giuseppe Rotondo – per discutere i contenuti della prossima Variante al Piano Regolatore. I punti da approfondire, evidenziati nell’incontro preliminare sollecitato nella richiesta, sono due: le rilevazioni della Regione, che propone alcune riflessioni metodologiche, e i motivi che spingono a rendere edificabili talune zone quando il documento riporta la riduzione delle aree edificabili del 40%, coerentemente con le linee guida già approvate. A ciò va aggiunta l’individuazione di un’area per nuove costruzioni di edilizia popolare.
Dapprima la sindaca ha esposto i motivi della Variante: il quadro della città è mutato, Crescentino è scesa sotto gli 8 mila abitanti, si cerca di non far pagare l’Imu sui terreni edificabili che tali non saranno. Non è intenzionata a destinare un’area a edilizia popolare o al commercio: «è una scelta politica e quindi del prossimo sindaco». Ha quindi ripercorso l’iter: nel 2012 erano state approvate le linee guida, a gennaio 2013 il documento programmatico e ad agosto si era riunita la prima conferenza di pianificazione; Arpa, Provincia e Parco del Po non hanno formulato rilievi, la Regione ha chiesto la Vas. Nella seconda riunione, a settembre, anche il Parco ha chiesto che tecnici competenti in materia di ambiente valutino le modifiche; i tecnici comunali non hanno i requisiti del caso. Prima di approvare il progetto preliminare è necessario acquisire il parere del settore geologico della Regione, ma i tempi sono ristretti, il mandato di questa Amministrazione scade e l’Imu anche. Per questo motivo la Venegoni ha proposto di «ricominciare da zero», utilizzando la nuova normativa regionale, con una “proposta tecnica di progetto”, indicando in delibera l’ambito delle misure di salvaguardia, nella fattispecie le destinazioni d’uso, da edificabile ad agricola.
Dopo le richiesta della consigliera Magda Balboni di verificare se i cittadini fossero stati informati sui cambiamenti in corso e avessero quindi avuto la possibilità di esprimere osservazioni, il consigliere Carmine Speranza ha domandato se vi fosssero stati casi contrari, per la risposta la sindaca ha interpellato il vice. È quindi intervenuto Rotondo riportando l’attenzione sull’area per l’edilizia popolare, e il clima si è acceso. Per la sindaca «è cambiato proprio il concetto, nuove tipologie di case, ecologiche, ma non economiche; inoltre è stato cassato anche il progetto che già avevamo presentato». L’ha quindi pungolata Mosca, «a parte il rispetto per il successore, lei la voterebbe?» «Se c’è unanimità do mandato ai tecnici».
Ogni consigliere si è quindi lanciato ponendo quesiti su casi particolari e approfondendo quanto detto sino a quel momento. Si è quindi giunti alla presentazione dell’emendamento, come annunciato inizialmente da Mosca: «l’obiettivo primario è colpire l’iniquità fiscale». Il voto si profilava unanime e quindi «la posizione forte del Consiglio» portava alla proposta tecnica con inserimento delle zone ad edilizia popolare. A quel punto è intervenuto l’assessore Giovanni Taverna, che si dichiarava contrario per l’impossibiltà economica e criticava il metodo di assegnazione e i problemi correlati, come le utenze. Ripendeva il discorso iniziale l’assessore Demetrio Malara, ricordando che la finalità era quella di agevolare i cittadini per l’Imu, viste anche le difficoltà economiche espresse da alcuni proprietari. La Balboni ha definito «un discorso da vecchi» l’intervento di Taverna, l’assemblea si apprestava a votare quando la sindaca ha improvvisamente deciso di sospendere la seduta; senza far votare la sospensione, ha raggiunto di volata gli uffici per una consultazione della maggioranza. Al ritorno ha controproposto un emendamento, ma la minoranza ha chiesto prima il voto, poi il secondo emendamento; discussione anche su questo passaggio e infine l’espressione del Consiglio: a favore l’opposizione, astenuto il consigliere Fabio Ratto, contraria la parte restante.
La proposta della Venegoni esprimeva esplicitamente l’annullamento della procedura in corso, l’inizio dell’iter alternativo, il passaggio delle aree dell’Oratorio e della Casa delle suore a servizi e quindi l’inserimento delle zone di edilizia popolare. La bagarre è esplosa, Mosca accusava di voler far passare una nuova linea programmatica, non una linea d’indirizzo, la Balboni esprimeva le sue perplessità, e non era la prima volta nella serata, su tempi e modi; per il vice «l’emendamento tuo è come il nostro, non votiamo un atto». Alla fine, stralciata la parte dell’Oratorio e trascorsa un’ora e mezza abbondante, l’assemblea giungeva alla votazione: tutti favorevoli, astenuto Taverna.
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