CRESCENTINO. (u.l.) Mosca chiede di far parlare la Cestariolo, responsabile di servizio. Il vicesindaco: no, spiego io. Il presidente decide di mettere in votazione la proposta e scatena la reazione della maggioranza.
Oltre al presidente Dario Gallo, un solo esponente dei gruppi di minoranza è presente all’ultima seduta del Consiglio comunale: Gian Maria Mosca di “Crescentino Ricomincia”. Ciononostante (o forse proprio per questo), in sala consiliare succede di tutto. Al primo punto – rinviato dalla seduta precedente – c’è il regolamento di accesso ai documenti amministrativi. Esposto dal Segretario comunale Lucia Piazza, viene immediatamente rigettato da Mosca: «è illegittimo sotto tre profili – afferma il consigliereavvocato -, se lo approvate così lo impugno immediatamente al Tar».
Mosca sostiene che «se un documento ce l’ha la maggioranza deve averlo anche la minoranza, senza ostacoli o differimenti»; al che la sindaca Marinella Venegoni, sicura di deliziare l’uditorio con il suo fine umorismo, se ne esce con la seguente battuta: «Mosca, Lei ha l’invidia del sindaco, è come l’invidia del pene». Mosca non ci trova nulla da ridere: «sindaca, Lei non ha capito di cosa parliamo; il consigliere comunale non è un cittadino come un altro, deve poter avere accesso a tutti i documenti.
Gallo, glielo spieghi Lei…». La Venegoni, che da qualche mese è tutta concentrata a capire quand’è che provano a trattarla da deficiente, replica a Mosca «trovo offensivo il Suo modo di fare», ma avendo orecchiato la parola «Tar» pronunciata da un avvocato preferisce abbozzare e ritirare il regolamento: «lo riguardiamo e lo riportiamo la prossima volta». Così varrà per la prossima consiliatura, quando lei non ci sarà più. La tempesta in un bicchier d’acqua che però fa saltare definitivamente il banco è al punto quinto. Una semplice ratifica di una delibera con cui la Giunta aveva definito alcuni storni di voci di bilancio, illustrata dal vicesindaco Allegranza.
Mosca vede tra il pubblico la responsabile di servizio Marilena Cestariolo e chiede che sia lei a spiegare il provvedimento, «perché non credo a quel che dice lui». Allegranza, vistosi gettare il guanto, accetta la sfida e dice: «chiedo alla ragioniera di non rispondere. Mosca, basta che ti leggi gli atti». Mosca insiste, Allegranza tiene il punto: «se hai domande da fare sono qui a rispondere, se non riesco (ma è assai poco probabile) chiedo alla ragioniera». La sindaca azzarda un «facciamo come dice Allegranza» (frase storica, di questi tempi), ma a quel punto Dario Gallo si ricorda di essere presidente del Consiglio e decide di mettere ai voti la proposta di Mosca. Si scatena il finimondo: Allegranza dice a Gallo «Dario, ma anche tu ti metti?», e quello s’incazza; Malara si rivolge al presidente del Consiglio con un «ehi, giovanotto!», e quell’altro s’incazza ancor di più: «Demetrio, la devi smettere di porti in questo modo arrogante!».
La sindaca, maestra di una classe indisciplinata, afferra il campanello e – dlin! dlin! – tenta di riportare ordine, dice «è una domanda improponibile, non votiamo e usciamo»; Allegranza le spiega (a lei, che ha quasi dieci anni di esperienza di Consiglio) che «se usciamo manca il numero legale e la seduta è sospesa», e lei lo guarda, stranita. Intervengono anche il solitamente taciturno Fabio Ratto che tenta di far ragionare la comitiva, e il sempre acuto Gianni Taverna che esordisce con «la butto sul ridere», non avendo capito che c’è solo da piangere. Insomma: Mosca, da solo, li fa ballare per mezz’ora, poi con gesto plateale indossa sciarpa e paltò, afferra la borsa e abbandona la sala con aria schifata. Malara e Gallo continuano a battibeccare («Demetrio, vergognati! te l’ho già detto una volta, qui non ci sono adulti e giovanotti!»), Allegranza continua a ripetere «Mosca non è capace di leggere un bilancio comunale», la Venegoni si rende conto della situazione e commenta: «siamo protagonisti di una pochade». Fra pochi mesi, sipario.
Nella foto: maggioranza ascolta l’intervento del consigliere Mosca.
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