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Crescentino: Bioraffineria, la Ibp ha presentato alla Provincia un’istanza di verifica di Via

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Crescentino: Bioraffineria, la Ibp ha presentato alla Provincia un’istanza di verifica di Via
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Crescentino. (u.l.) Legambiente: qual è l’obiettivo primario dell’azienda? Produrre bioetanolo o bruciare direttamente le biomasse?.

Gli impianti sono già costruiti e operativi, ma la Ibp (Gruppo Mossi & Ghisolfi) ha recentemente presentato alla Provincia di Vercelli una nuova istanza di verifica di valutazione di impatto ambientale. Gli elaborati sono pubblicati sul sito web della Provincia e consultabili all’ufficio deposito progetti dello stesso ente, a Vercelli in via San Cristoforo 3.

Il titolo dell’istanza è affascinante: “armonizzazione” delle autorizzazioni già ottenute nel 2011 e 2013 con il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 9 ottobre 2013 (remember? emesso proprio il giorno dell’inaugurazione dell’impianto crescentinese, alla presenza del ministro; guarda il caso, a volte…).

Comunque: in cosa consisterebbe questa “armonizzazione”? Ibp nell’istanza lo dice chiaramente: cancellare una serie di prescrizioni attualmente vigenti. Ghisolfi ritiene che la Provincia, quando gli ha rilasciato le autorizzazioni, sia stata “di manica troppo stretta”. Sul periodo di rodaggio e sui limiti delle emissioni, per esempio: e allora chiede di allungare il periodo di “messa a regime” dell’impianto e di aumentare le soglie massime di emissioni inquinanti. E lo chiede in una zona classificata dalla Provincia stessa come già, attualmente, fuori dagli standard di qualità dell’aria.

Ghisolfi chiede poi di far saltare una serie di paletti. Oggi, per esempio, è tenuto ad utilizzare tutta la lignina che proviene dall’impianto di produzione di bioetanolo (A) per alimentare l’impianto di produzione di energia elettrica (B). In ogni caso, al di fuori dei guasti e della manutenzione straordinaria, la percentuale minima di lignina deve essere del 70%: proprio perché l’impianto B è stato autorizzato in funzione dello “scarto” dell’impianto A. Ora, invece, Ghisolfi chiede mano libera: che “senza limiti o preferenze alcune, vengano ammesse in ingresso all’impianto per la produzione di energia elettrica [il B, quindi, non la raffineria di etanolo, ndr], oltre alla lignina, anche paglia, arundo donax, cippato, paglia di riso, stocco e tutolo di mais”.

Di fronte a queste richieste, Legambiente del Vercellese chiede alla Provincia e all’opinione pubblica: «Noi abbiamo sempre ritenuto che la centrale termoelettrica non dovesse essere gestita come se fosse fine a se stessa, ma dovesse essere alimentata esclusivamente con la lignina di scarto dell’impianto per il bioetanolo. La centrale a combustione di biomasse e l’inquinamento da essa inevitabilmente prodotto rappresentavano – per così dire – una dolorosa ma inevitabile necessità, indispensabile per garantire la fattibilità dell’impianto per la produzione del bioetanolo. Ora Ibp propone di alimentare la centrale termoelettrica direttamente anche con svariati tipi di biomasse tali e quali, senza averle prima utilizzate per il bioetanolo, e di poter essere esentata dai vincoli sulle emissioni per un ulteriore periodo di “prove”. Viene ora da chiedersi quale sia diventato l’obiettivo primario dell’azienda: produrre bioetanolo dalle biomasse oppure bruciare direttamente le biomasse per farne energia elettrica molto remunerativa?».

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