Nel 1905 il Comune commemorò l’avvenimento: il comitato organizzatore, gli invitati, le cronache dell’epoca.
di CARMELO SEMINARA
Come è noto, fra l’ottobre 1704 e l’aprile 1705 la fortezza di Verrua dovette sostenere l’assedio portatole dall’armata franco-ispanica comandata dal Duca di Vendôme. Il primo centenario dell’assedio, nel 1805, passò sotto silenzio. Il Piemonte era occupato dai francesi che certamente non potevano acconsentire a che si celebrasse un episodio sì per loro vittorioso, ma che in definitiva altro non era che l’antefatto di una durissima sconfitta che di lì a poco più di un anno li avrebbe visti soccombere sotto le mura di Torino. Ora, venendo a cadere nel 1905 il secondo centenario di quell’assedio, in un ben diverso clima politico, il Comune di Verrua Savoia decise di commemorare l’avvenimento. La manifestazione per come fu organizzata e soprattutto per le modalità del suo svolgimento deve essere inserita e contestualizzata nel momento storico. L’Italia unita esisteva solamente da quarantaquattro anni. Il giovane Stato vedeva in queste manifestazioni uno strumento, un percorso propedeutico, funzionale alla formazione di una coscienza nazionale, costruita attorno ad esempi edificanti, ad accadimenti storici di facile lettura in cui i Savoia dovevano rifulgere ed assurgere – forzando interpretazione e significato degli avvenimenti – nel ruolo di casa predestinata dalla storia a regnare sull’Italia. Inoltre questa commemorazione, come quella del 1906 relativa all’assedio di Torino, possono essere considerate per certi versi, pur nelle loro diversità, come introduttive alle manifestazioni del 1911 per i cinquanta anni dell’Unità d’Italia. Benché il primo documento relativo ai preparativi della commemorazione sia del mese di marzo 1905, è logico supporre che la macchina organizzativa, non fosse altro per la pletora di personalità invitate – rappresentanti di casa Savoia, sindaci, prefetto, politici, professionisti, alti gradi militari, oltre a società operaie e militari – si fosse messa in moto con ben largo anticipo sulla data fissata del 9 aprile. Il 12 marzo il sindaco di Verrua, Bellotti, invita la fiorente Società… La Verruese… alla solenne commemorazione. Il primo cittadino coglie l’occasione per far presente che alle spese occorrenti si farà fronte col volontario concorso dei privati e Corpi Costituiti del Comune. Non abbiamo notizia dei criteri e delle modalità secondo le quali erano stati varati il Comitato ed il Sottocomitato che sovrintenderanno ai preparativi; certo è che, da un determinato momento, forse anche con il fine di recuperare nuovi fondi, si cercherà di cooptare altri membri. Nell’archivio non è stato reperito il programma ufficiale della manifestazione ma solo quello che è probabilmente uno schema di massima che poi, come spesso succede, sarà modificato in corso d’opera: 1° Ricevimento alla stazione di Brusasco… Deputato – Sindaco di Torino – Prefetto – Soc. militari 2° Vettura alla Stazione 3° Ricevimento al Municipio… 4° Vermut in sala 5° Partenza in corpo con bandiera per Castello, musica 6° Convenevoli al Marchese – ricevimento Faldella presentazioni 7° Commemorazione nella piazza principale del Maschio – pavesato – tribune e scoprimento lapide? – Marcia reale 8° Il Sindaco offre il Champagne agli invitati più eminenti 9° Scioglimento adunanza al castello e passeggiata ad libitum alla Rocca pel pranzo… 10° alle 16 apertura ballo pubblico 11° la vettura riconduce alla stazione gli invitati Frola (Sindaco di Torino, che però non partecipò, sostituito dall’assessore Usseglio) – Deputato – Prefetto – Senatore Faldella. Dell’invito ufficiale del comitato, stampato su carta intestata del Municipio di Verrua Savoia, ne sono state trovate due versioni. Una recava la sottotitolazione Commemoranze per il 2° Centenario dell’eroica difesa della ROCCA DI VERRUA e contava sulla partecipazione del duca d’Aosta e della principessa Letizia, che però non furono presenti alla manifestazione. La seconda, forse la definitiva, affermava che era accertato, come effettivamente avvenne, l’intervento di S.A.R. il Duca di Genova. Una cosa accomuna le due versioni, ed il discorso ufficiale che terrà il senatore Faldella; tutti evitano accuratamente di parlare dei danni e delle miserie e delle sofferenze che la guerra ed il lungo assedio era costato agli abitanti di Verrua e delle zone circostanti. La prima versione riaffermava, con la retorica tipica del tempo, l’eroismo Piemontese, l’abnegazione, l‘amor patrio e l’incrollabile devozione all’Augusta ed amata Casa Savoia; proseguiva ricordando che la commemorazione sarà tenuta in detto giorno (9 aprile n.d.r) alle ore 11 dall’Ill.mo Senatore Faldella nell’area principale del Castello, gentilmente messo a nostra disposizione dall’Ill.stre. prop(rietario n.d.r.) Sig. Marchese David Invrea Cons.re di Cassaz.ne in Torino. Un invito particolare fu rivolto ai sindaci dei comuni i cui territori erano stati teatro degli avvenimenti bellici. In entrambi i testi, però, si ricordava che al discorso del senatore avrebbe fatto seguito un banchetto popolare, il cui costo pro capite era di 3,25 lire e di cui riproduciamo il menù: Salumi misti-Burro Capelletti con piselli al consome Filetti di bue con finanziera Capretto al forno con lenticchie Frutta e formaggio Un litro caduno Purtroppo, oltre ad un elenco probabilmente provvisorio che spazia dalla Società Ciclistica Crescentino al pretore di Gabiano, al Club Alpino di Varallo, agli esponenti della politica e ad alti gradi militari, non abbiamo l’elenco completo degli invitati e nemmeno il numero dei partecipanti. Della manifestazione verruese si occuparono i due principali quotidiani torinesi del tempo: La Stampa e la Gazzetta del Popolo. Il primo, in verità, si limitò a pubblicare una breve corrispondenza che non superava la trentina di righe; il secondo si dilungò con un articolo che rendeva conto dell’intera giornata, bell’esempio di un certo tipo di giornalismo d’inizio secolo che ci restituisce perfettamente il clima cultuale dell’epoca. I commenti dell’ignoto articolista (il pezzo non è firmato) sono improntati alla massima deferenza nei confronti dei membri della casa regnante e delle personalità intervenute, sono certamente un chiaro indicatore della prosa giornalistica del tempo e dell’orientamento della testata, assolutamente riverente e ossequioso. L’articolo si conclude con l’immancabile elogio al discorso del Faldella e con un cenno di gratitudine al duca di Genova. Non poteva mancare, con riferimento al banchetto popolare e al banco di beneficenza, nemmeno un tocco di paternalismo. All’organizzazione del banco di beneficenza furono certamente chiamati alcuni dei più eminenti rappresentanti della società verruese del tempo. In assenza di documentazione probante, possiamo arguirlo dal tono dell’invito con il quale il Comitato sollecitò a partecipare al suo allestimento. Pur redatti con il medesimo testo, gli inviti erano di due tipi: il primo era destinato a personalità locali che dovevano pagare la quota di una lira e cinquanta, il secondo per i veri destinatari dell’iniziativa, i poveri, come chiaramente specificato da un timbro, che erano invitati a titolo gratuito. A festeggiamenti conclusi, il 1° maggio, il comitato chiamava i suoi membri per la “resa dei conti”, cioè la presentazione del consuntivo delle spese affrontate per il festeggiamenti. I conti finali non sono stati reperiti e nemmeno siamo in grado di dire se le ricevute e le undici quietanze e gli appunti contenuti nel faldone siano comprensive di tutte le somme spese per palco, bandiere e addobbi vari, ciò non di meno arrivano a 666,25 lire, che, seppure inferiore a quanto effettivamente speso, costituisce una cifra di un certo rilievo. Un ultimo documento relativo alle spese sostenute è la lettera autografa del marchese Ottavio Invrea che da Torino, il 29 giugno, scrive all’avvocato Carlo Moletti di Verrua e gli riferisce di aver ricevuto il vaglia, spedito da Verrua il giorno precedente, da Lire venticinque per il residuo del saldo della fattura del sig. Giovanni Ferraris per gli addobbi per le feste centenarie dell’aprile scorso. Evidentemente Invrea, in qualche modo, fungeva da agente a Torino del comitato e del Comune, e in tale veste si era occupato di anticipare alla ditta Ferraris il corrispettivo per quanto da essa fornito per la manifestazione.
Nella foto: Un’antica veduta della Rocca di Verrua.
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