A Torrazza, dove sta per arrivare lo “smarino” del TAV, una serata dedicata alle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel settore.
TORRAZZA PIEMONTE (u.l.) – Si è tenuto ieri sera, mercoledì 15 febbraio, nel salone comunale di piazza Municipio, l’incontro su “Buchi, cave e movimento terra tra mafie ambientali e omertà politica”. La serata, organizzata dal cittadino torrazzese Simone Capula, aveva come relatori Simonetta Zandiri di TGMaddalena e Christian Abbondanza della onlus Casa della Legalità e della Cultura.
Torrazza, come è noto, da decenni è terra di cave, e una di queste (la CoGeFa-TraMa, lungo la strada per Rondissone) è stata individuata come sito di deposito dello “smarino” – terra e rocce di scavo – proveniente dal tunnel del TAV Torino-Lione.
Capula ha introdotto la serata spiegando «perché parlare di mafie a Torrazza»: «occupandoci di questi argomenti – ha detto – ci siamo scontrati con un sacco di contraddizioni. Spesso si delega ad altri, che o non sono all’altezza o non sono onesti. A me dà fastidio che si taccia: la disinformazione e la mancata informazione fanno comodo a tanti. Questa sera parliamo di fatti avvenuti altrove, in altri territori, ma che coinvolgono anche ditte di Torrazza».
I “fatti avvenuti altrove” hanno costituito il tema della relazione di Zandiri, che ha raccontato la vicenda della cava valsusina di Sant’Ambrogio come emersa dal processo “San Michele”, in cui sono risultati evidenti gli interessi della cosca calabrese di San Mauro Marchesato nel settore cave e movimento terra, e i rapporti tra boss e imprenditori (compreso Fabrizio Odetto, già amministratore delegato della CoGeFa). “Minotauro”, “Colpo di coda”, “San Michele” sono alcune delle inchieste che negli ultimi anni hanno rivelato il profondo radicamento ed il nuovo volto di una compagine criminale multiforme e ben inserita sia nelle istituzioni che nel contesto imprenditoriale locale.
Abbondanza ha elencato numerosi esempi del cosiddetto “corpo segreto riservato” collaterale alla ‘ndrangheta: soggetti insospettabili che permettono alla criminalità organizzata di condurre loschi affari nell’impunità. «La forza della ‘ndrangheta – ha detto – è nelle relazioni sociali. La ‘ndrangheta prima cerca di comprare, poi ricatta».
Nel corso della serata ha portato la sua testimonianza anche l’architetto Mauro Esposito, testimone e parte civile al processo San Michele, vittima economica degli accordi tra finanza e criminalità nel settore dell’edilizia; fuori dalla sala stazionavano i carabinieri della scorta.
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