CRESCENTINO. (s.b.) Noi se fossimo Gaber andrebbe visto due volte: la prima per gustarlo, e la seconda per cogliere lo spessore artistico e l’attualità dello sguardo ironico del signor G. L’alternarsi delle canzoni interpretate da Maurizio Guzzetti al recitato di Alberto Guerrasio porta lo spettatore nel mondo di Gaber attraverso brani magari meno noti, ma connotati da grande limpidezza di messaggio. Questa prima parte inizia con Un’idea e si chiude, circolarmente, con La libertà: è la risposta del gruppo ad una delle prime affermazioni di Guerrasio, «la grande sfida odierna è vivere senza certezze». Molti applausi e richieste di bis hanno dato inizio alla seconda parte, quella del Gaber che fa coppia con Jannacci, del rock ‘n roll, delle canzoni al limite del nonsense, del divertimento. Uno schema di spettacolo a cono rovesciato, che non tende ad un’apice finale, ma ad allargarsi fino a comprendere tutto ciò che è passato sul palco: ecco allora «la chiave con cui guardare la serata», la canzone con cui si chiude la performance, Non insegnate ai bambini. Così si arriva alla fine e si coglie l’inizio, il filo conduttore: è davvero “una grave imprudenza” lasciarli “in balia di una falsa coscienza”, che si riscopre sempre debitrice e manchevole rispetto all’affermazione che “libertà è partecipazione”, e allora “date fiducia all’amore il resto è niente”.
Nella foto: Un momento dello spettacolo all’Angelini “Noi se fossimo Gaber”.
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