ALICE CASTELLO. La questione sollevata dall’assessore Lodovico Ellena sui materiali all’interno del compostaggio utilizzato per concimare campi è ben lungi dall’essersi conclusa ed anzi probabilmente avrà altri sviluppi.
Ai primi di novembre Ellena aveva riferito d’aver riscontrato, nel corso di perlustrazioni personali del territorio comunale, una pratica che aveva provocato la sua forte preoccupazione. Essendosi recato con un amico nei pressi della Regione Ciorlucca, tra Alice Castello e Santhià, aveva ritrovato un cumulo di colore grigio, fumante e maleodorante (posto nei pressi d’una discarica d’inerti sita in zona), che si presentava «letteralmente cosparso di plastica ridotta a piccoli brandelli». Allertato dal ritrovamento, l’assessore aveva subito informato il sindaco Vittorio Petrino, che a sua volta aveva immediatamente segnalato il caso all’Arpa, dopo aver visionato il cumulo.
Con un’ulteriore ispezione Ellena aveva riscontrato che il medesimo mucchio conteneva anche diversi vari pezzi di cavi, apparentemente telefonici, lunghi decine di centimetri. Era quindi giunta la relazione dell’Arpa sulla questione sollevata, che è stata riassunta e presentata dall’assessore alla cultura nel seguente modo: «informava però il mio Comune che – dopo aver visionato i documenti di trasporto del “compost”, così definivano quella poltiglia grigio morto – quel materiale era roba da distribuire sui terreni: in altre parole concime. Il quale fatto faceva concludere che non sussistessero problemi ambientali o igienico sanitari: in altri termini una poltiglia indefinita piena zeppa di frammenti di plastica tra cui cavi telefonici, elettrici, apparentemente ospedalieri e quant’altro, poteva a loro dire essere utilizzata come concime nei campi».
Ellena, alquanto perplesso dalla risposta ricevuta dall’ente suddetto, decideva di provare ad approfondire la questione tramite un ulteriore sopralluogo, per scoprire che esistevano altri cumuli analoghi, individuando in essi cavi elettrici e pezzi di plastica. Egli fotografava il tutto e raccoglieva anche alcuni campioni. In seguito l’assessore ha informato «che uno dei reperti da me recuperati è un sondino ospedaliero». Di fronte a tali fatti, Ellena aveva ritenuto opportuno contattare nuovamente l’Arpa: «Dopo aver spiegato la forte perplessità sulla loro relazione in cui non si riscontrava alcunché di anomalo, ho segnalato che ieri all’interno dei cumuli trovavamo – tra le varie porcherie – un sondino ospedaliero e vari cavi elettrici che sarebbero così finiti nei campi come “concime”».
Nel corso della conversazione il responsabile dell’Arpa vercellese aveva garantito che «procederanno al più presto a prelevare dei campioni per verificare». L’assessore ha relazionato in proposito al Consiglio comunale; Ellen ha spiegato che, essendogli stato detto che vi sarebbe una legge che permetterebbe un tipo di compostaggio come il suddetto, dopo aver invano provato a cercarla, ha deciso di scrivere direttamente al ministro della salute Beatrice Lorenzin per segnalare il caso, con una lettera che è stata firmata da Ellena e dal professor Marco Maniscalco. La missiva trasmessa al ministro afferma che «in seguito ad un’indagine condotta sul nostro territorio abbiamo scoperto che all’interno del compost – materiale utilizzato quale concime – vi erano numerosi residui di inequivocabile natura medico-sanitaria. Interpellata l’Arpa provinciale, per mano del dirigente Giancarlo Cuttica, ci veniva riferito che in seguito al loro controllo del compost in oggetto non sussistevano problemi igienico sanitari. Altre nostre indagini rivelavano però che, in mucchi analoghi, reperti sanitari insieme a plastica tritata, fili elettrici ed altro materiale di sconosciuta natura integravano quel compost.
La questione si è così spostata sui giornali locali, laddove Cuttica affermava che il loro controllo era stato serio e rigoroso, in linea con una legge che afferma che in tali compost lo 0,5% può essere integrato con non ben definiti “elementi estranei”». Questo punto specifico suscita le critiche di Ellena, come riporta il seguito della lettera: «A ciò s’aggiunga che a nostro modo di vedere, qualora tale legge fosse operativa, un fatto del genere parrebbe gravissimo: diverrebbe infatti “legale” concimare campi in cui vengono coltivati prodotti alimentari, con materiale non ben definito: rifiuti ospedalieri? Tossici? Industriali?». Per queste ragioni, i due firmatari sollecitano il ministro a far sapere se davvero esista la legge suddetta e, in tal caso, d’interrogarsi se non vada modificata o cancellata per rischi che potrebbe eventualmente comportare la sua applicazione: «Le chiediamo pertanto se esista realmente tale legge e da chi e quando sarebbe stata redatta; ma soprattutto se tale legge esistesse se secondo Lei non andrebbe immediatamente corretta o abrogata in quanto altamente nociva alla salute pubblica». S’attende ora una risposta dal ministro.
Marco Vigna
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