Alice Castello. Dopo l’acquisto dello storico edificio da parte del Comune la prossima Amministrazione dovrà deciderne l’utilizzo
Bondonno: prima va messo in sicurezza. Bresciani: indiremo una consultazione popolare. Franciscono: il restauro non è una priorità.
Sono tre le liste che si presntano alle elezioni comunali del prossimo 25 maggio: “Progetto Alice” con capolista Luigi Bondonno, “Per Alice” con Francesca Bresciani, “CambiAmo Alice” con Marco Franciscono. Ognuna si sofferma nel proprio programma anche sulla questione del castello, che è stato recentemente acquistato dal Comune.
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Mercoledì scorso, alla Casa degli Alicesi, Luigi Bondonno ha tenuto un incontro di presentazione del suo programma, alla presenza di molti cittadini. Quattro sono i principi a cui ha detto di volersi attenere nel complesso della sua attività amministrativa, se verrà eletto sindaco: trasparenza, partecipazione, rispetto delle regole e concretezza. Il suo programma riguardo al Castello s’articola in una serie di punti, che prevede anzitutto il proseguimento della messa in sicurezza della struttura. La progettazione per la ristrutturazione avverrà attraverso un concorso di idee istituito con bando pubblico. Quale futura destinazione d’uso si propone il trasferimento d’alcuni uffici di rappresentanza del Comune, della biblioteca e dell’archivio storico ed, in accordo con le associazioni, delle loro sedi. Non s’esclude però l’eventuale coinvolgimento di realtà private interessate a creare una sede commerciale o di rappresentanza. Si contemplano inoltre in ottemperanza ai principi di trasparenza e partecipazione l’indicazione della cronologia degli interventi dell’opera di restauro e l’informazione periodica alla popolazione sullo stato dei lavori. Per i fondi si pensa di ricercare finanziamenti pubblici.
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Il programma di Francesca Bresciani in proposito al Castello riconosce anzitutto l’ineluttabilità della situazione: «Per quanto riguarda il Castello, pur con tutte le critiche o le condivisioni del caso, bisogna prendere atto che è ormai un bene di proprietà del Comune». Si afferma quindi che sarà necessario per la futura Amministrazione proseguire i lavori già intrapresi, ma che esistono però altre misure che hanno la precedenza: «È quindi d’obbligo per l’Amministrazione entrante ottemperare agli obblighi assunti con i lavori già iniziati. Occorre comunque considerare che i servizi sociali, la viabilità e l’abbattimento della pressione fiscale locale e quanto altro gravi sulle spese delle famiglie siano prioritarie nei confronti del completamento dei lavori » Si propone inoltre una pubblica consultazione per decidere riguardo alla destinazione finale d’uso del Castello: «Inoltre il proseguimento degli stessi non dovrebbe essere una decisione limitata ad una ristretta cerchia di persone elette, viste le ingenti somme di denaro richieste. Riterremmo quindi opportuno indire una consultazione popolare per conoscere il parere di ogni singolo cittadino in merito alla destinazione e all’effettivo utilizzo del Castello».
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Il programma di Marco Franciscono ha una posizione chiara in proposito: «Ad oggi il restauro del castello non è la priorità della nuova amministrazione». Non si esclude a priori la possibilità d’un ricupero dell’edificio, ma esso viene ad essere subordinato ad un finanziamento esterno, nazionale od europeo, poiché le risorse comunali disponibili dovranno essere destinate ad interventi d’altra natura: «Noi ci impegniamo mettendo a disposizione qualche migliaio di euro per la realizzazione di un “Concorso di Idee” per il restauro, partecipando ad ogni bando nazionale o europeo che possa portare finanziamenti per il restauro, con la consapevolezza però che finché non si riuscirà ad avere un finanziamento esterno, si debbano concentrare le poche risorse economiche a disposizione per interventi più urgenti (lavoro, sociale, scuola, ambiente….)». Franciscono è in questo coerente con la posizione che egli ha sempre sostenuto riguardo all’acquisto del Castello, piuttosto scettica sulla sua funzionalità. Pur riconoscendone il valore storico e culturale, aveva chiesto sin dal 2011 che venisse prodotto uno studio di fattibilità per valutare quelli che saranno i costi di gestione e specialmente di ristrutturazione, al fine di valutare la fattibilità economica dell’intervento.
Marco Vigna
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